giovane e bella con genitori inadeguati

29 novembre 2013 di: Daria D’Angelo

“Gelo emotivo” il termine più adatto ad esprimere la sensazione trasmessa dal film “Giovane e bella”, la cui programmazione nelle sale cinematografiche ha coinciso imprevedibilmente con il caso delle ragazzine dei Parioli. La protagonista si prostituisce all’età di 17 anni, lo fa senza motivo e non spende nemmeno il denaro che guadagna dai clienti. Genitori separati come tanti, la sua vita è il normale tran tran fatto di scuola, compiti, cene riscaldate senza i genitori, delusione della prima esperienza sessuale con un coetaneo. Finite le lezioni a scuola, minigonna e tacchi alti, una camera d’albergo ed è fatta, si prostituisce.

Il motivo non c’è. Non va cercato nella madre, non va attribuito al padre assente, non si riconduce a niente, non c’è. Il punto è questo, l’assenza di un motivo importante, come per le ragazzine dei Parioli. Vestiti firmati, borse e cellulari non sono una necessità. È come se a ciò che fanno si contrapponesse quel “famoso “ – e perché no ? – con cui molto spesso rispondono. È come se venissero prese da un’inconsapevole volontà di distruggere tutte le normali aspettative che ogni adolescente dovrebbe avere nei confronti di sé e della vita, la banale e consapevole voglia di essere solo apparenza. E non è nemmeno il segnale di un nichilismo che sostituisce le rivolte giovanili del passato, non c’è rabbia né risentimento molto spesso in quello che fanno, è il niente per il niente.

Inadeguatezza dei genitori cinquantenni? La denuncia, attraverso una vita segreta così estrema, di una mancanza di guida e di autorità? In un mondo che è diventato infinito e tanto pericoloso, andiamo in cerca di tracce, cerchiamo di controllarli, pur sapendo che non basta più. E ci chiediamo cosa sia meglio fare, sempre più confusi e storditi dalle storie di cronaca che ci parlano di ragazzine pronte a scambiare un corpo giovane per i propri capricci e di accessi semplici a siti pericolosi. Essere una guida per gli adolescenti oggi è difficile, e comunque dovremmo sempre lottare per sfondare il loro muro silenzioso provando a sostituire quell’autorità che viene scalfita da un’attenzione costante al loro essere. Sacrificare a loro più tempo anche nelle giornate più intense, senza alibi, e senza ostinarci a chiedere ciò che non riescono a darci. Dovremmo cercare di essere per primi, noi genitori, meno “griffati” e impiegare molto tempo per guidarli a ritrovare se stessi, adeguandoci ai tempi e senza scaricare su di loro troppe aspettative, accettandoli sempre e comunque come sono. Nei loro comportamenti c’è tanto vuoto, tanta solitudine e insicurezza, tanta voglia di un calore affettivo che dia senso ai quei mille tvb che si scambiano nei messaggi.

2 commenti su questo articolo:

  1. M.C scrive:

    Brava Daria D’Angelo hai secondo me toccato il segno che voleva lasciare il film, anche io l’ho visto così

  2. Rita scrive:

    io ho visto nel film anche una specie di crescita personale, dalle prime delusioni sentimentali alla scoperta del sesso,
    la voglia di trasgredire, di sentirsi giovane e bella (anche tragicamente per finta ).

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