giovane e bella con genitori inadeguati
“Gelo emotivo” il termine più adatto ad esprimere la sensazione trasmessa dal film “Giovane e bella”, la cui programmazione nelle sale cinematografiche ha coinciso imprevedibilmente con il caso delle ragazzine dei Parioli. La protagonista si prostituisce all’età di 17 anni, lo fa senza motivo e non spende nemmeno il denaro che guadagna dai clienti. Genitori separati come tanti, la sua vita è il normale tran tran fatto di scuola, compiti, cene riscaldate senza i genitori, delusione della prima esperienza sessuale con un coetaneo. Finite le lezioni a scuola, minigonna e tacchi alti, una camera d’albergo ed è fatta, si prostituisce.
Il motivo non c’è. Non va cercato nella madre, non va attribuito al padre assente, non si riconduce a niente, non c’è. Il punto è questo, l’assenza di un motivo importante, come per le ragazzine dei Parioli. Vestiti firmati, borse e cellulari non sono una necessità. È come se a ciò che fanno si contrapponesse quel “famoso “ – e perché no ? – con cui molto spesso rispondono. È come se venissero prese da un’inconsapevole volontà di distruggere tutte le normali aspettative che ogni adolescente dovrebbe avere nei confronti di sé e della vita, la banale e consapevole voglia di essere solo apparenza. E non è nemmeno il segnale di un nichilismo che sostituisce le rivolte giovanili del passato, non c’è rabbia né risentimento molto spesso in quello che fanno, è il niente per il niente.
Inadeguatezza dei genitori cinquantenni? La denuncia, attraverso una vita segreta così estrema, di una mancanza di guida e di autorità? In un mondo che è diventato infinito e tanto pericoloso, andiamo in cerca di tracce, cerchiamo di controllarli, pur sapendo che non basta più. E ci chiediamo cosa sia meglio fare, sempre più confusi e storditi dalle storie di cronaca che ci parlano di ragazzine pronte a scambiare un corpo giovane per i propri capricci e di accessi semplici a siti pericolosi. Essere una guida per gli adolescenti oggi è difficile, e comunque dovremmo sempre lottare per sfondare il loro muro silenzioso provando a sostituire quell’autorità che viene scalfita da un’attenzione costante al loro essere. Sacrificare a loro più tempo anche nelle giornate più intense, senza alibi, e senza ostinarci a chiedere ciò che non riescono a darci. Dovremmo cercare di essere per primi, noi genitori, meno “griffati” e impiegare molto tempo per guidarli a ritrovare se stessi, adeguandoci ai tempi e senza scaricare su di loro troppe aspettative, accettandoli sempre e comunque come sono. Nei loro comportamenti c’è tanto vuoto, tanta solitudine e insicurezza, tanta voglia di un calore affettivo che dia senso ai quei mille tvb che si scambiano nei messaggi.
Brava Daria D’Angelo hai secondo me toccato il segno che voleva lasciare il film, anche io l’ho visto così
io ho visto nel film anche una specie di crescita personale, dalle prime delusioni sentimentali alla scoperta del sesso,
la voglia di trasgredire, di sentirsi giovane e bella (anche tragicamente per finta ).