la rivoluzione di Francesco

30 novembre 2013 di: Sergio Masi

Dalle ultime notizie di cronaca sembrerebbe che la rivoluzione di Francesco vada avanti. Certo non si può dire che l’offerta della misericordina in formato medicamento sia stata una idea felice. Tuttavia dobbiamo entrare nel personaggio “Bergoglio” che sicuramente è un tipo originale e caratteristico. Ed infatti i critici della Curia gli rinfacciano tanti difetti tra cui un pò di teatralità. Ma a noi credenti ci interessa ben altro. Ci interessa che Francesco rivoluzioni la Chiesa in quanto istituzione e la trasformi in quella che sarebbe dovuta essere la “Ecclesia” di Gesù Cirsto. Ci sta riuscendo? Punto a suo favore è, fra l’altro, la riforma dello Ior. Ma fino a che segno arriverà? L’avere conformato le regole interne a quelle internazionali in tema di antiriciclaggio sono sicuramente un passo avanti, ma io gli chiederei, se potessi: scusi Francesco (né Sua santità né Padre santo perché sono bestemmie) ma secondo lei Gesù aveva concepito la sua “Ecclesia” con una Banca? «Le vostre parole siano sì si, no no, il resto viene dal Maligno». «Non si possono servire due padroni perché o si sarà fedeli all’uno o all’altro. Non potete servire Dio e Mammona (il dio denaro)». E potrei citare tanti altri insegnamenti evangelici che denotano la “drasticità” del Cristo, che non ammette compromessi né spirituali né politici. Era più vicino a Cristo il misticismo medioevale (maister Ekcart, Ildegarada di Bingen) o la teologia della Liberazione del sud America, piuttosto che la Chiesa Cattolica e il suo dogmatismo scellerato che ha prodotto inquisizione, morte e distruzione di interi popoli, come gli Incas da parte dei Reies Cattolicos.

Il cardinale Martini diceva che la Chiesa cattolica è indietro di 200 anni, io affermo che è indietro di duemila anni circa, cioè da quando si è strutturata come “Potere e Stato”. E la colpa non è solo dei potenti della Chiesa (papi, cardinali, vescovi) ma di coloro i quali si battono il petto in chiesa e votano fascismo, o i vari Comunione e Liberazione che in piazza inneggiano al papa e poi fanno sporchi affari con massoni e mafiosi. Qualcuno abbia la bontà di andare a rileggere gli atti degli apostoli dove le prime comunità cristiane mettevano i loro beni in comune per dividerle secondo necessità, e così capirà che il primo “comunismo” della storia non lo ha inventato Marx bensì gli apostoli di Gesù Cristo.

Allora, dobbiamo chiederci: Francesco o Papa Bergoglio che sia, avrà il coraggio di continuare seriamente la rivoluzione e imitare il Cristo fino all’estremo sacrificio? Giovanni Paolo I è morto per questo, gli auguro tanto coraggio e soprattutto “si guardi le spalle”. I Giuda sono già pronti con la spada in mano.

1 commento su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Lo stesso Francesco preferisce definire se stesso “Vescovo di Roma” piuttosto che Papa (da cui Sua Santità o Santo Padre) e lo ha fatto fin dalla prima sera della sua elezione. Infatti proprio i vescovi rappresentano, come successori degli apostoli (e lui in particolare come successore di Pietro) la massima autorità e guida spirituale delle comunità cristiane a loro affidate. Come a Buenos Aires girava sui mezzi pubblici per stare tra la sua gente, il suo popolo, così anche ora sembra cercare, in ogni occasione, un contatto diretto e personale con la gente (anche a costo di esporsi troppo, con tutti i rischi che ne potrebbero derivare) perchè, come ha ricordato in una sua omelia, un vero pastore deve avere addosso “l’odore delle sue pecore”. Anche questo, mi sembra, un aspetto della rivoluzione di Francesco.

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