notte di zucchero per la festa dei morti

2 novembre 2013 di: Daria D’Angelo

Una grande festa popolare con canti, balli e concerti in piazza, ma anche spettacoli teatrali, mostre fotografiche, percorsi sensoriali e chilometri di bancarelle piene di dolci, giocattoli e gioia, per ricordare i nostri cari che non ci sono più. Così, dal 31 ottobre al 4 novembre, i Cantieri Culturali della Zisa di Palermo accolgono il quartier generale della «Notte di Zucchero, una festa di morti, pupi e grattugie». Un bisogno di riaffermare le proprie tradizioni quando i mercati di Palermo fanno ampia mostra, sotto la scritta “Festa di Halloween”, di zucche intagliate con lineamenti grotteschi, ragni di plastica, ali di pipistrello e denti da vampiro. “Festeggiare i defunti” il 2 Novembre è tradizione siciliana. È una festa di sapori, colori e gioia per i piccoli. Un modo felice di ricordare i propri cari, che affonda le sue radici nella storia antica, egiziana e romana. In Egitto i morti vivevano nella tomba e a Roma erano i protettori del focolare domestico.

In Sicilia la festa dei morti non è un giorno di lutto, ma una giornata allegra: i cimiteri si riempiono di fiori, soprattutto crisantemi, e la gente, almeno fino a qualche anno fa, si fermava persino a pranzare e a parlare con i cari estinti. Le tavole di ogni casa si ornano con ceste piene di frutta di Martorana, tutta colorata. Una festa di sapori e di colori in cui non mancano i “Pupi di Zucchero” (detti pupaccena) e le “ossa dei morti” (solo per denti sani). I genitori regalano ai bambini dolci e giocattoli, dicendo loro che sono stati portati in dono dalle anime dei parenti defunti, al mattino devono trovare un regalo nascosto in un punto insolito della casa.

Senza innescare stupidi antagonismi fra le due feste, perché è anche vero che bisogna stare al passo coi tempi e, a volte, adeguarsi alle regole del mercato che vende più zucche di cioccolato che dolci di martorana, perché dare per scontato che ai bambini non possano piacere anche le nostre tradizioni? Si può insegnare il rispetto per i defunti e trasmettere ai bambini il ricordo delle persone che ci hanno lasciato, senza impressionare nessuno, se lo si dice nel modo giusto. Se un bambino non si spaventa di zucche mostruose, maschere sanguinolente, vampiri e cose del genere, perché dovrebbe avere paura della Festa dei Morti? Sono tradizioni che fanno parte della nostra cultura. Halloween è bellissima perchè è una festa coloratissima e ci si veste tutti in maschera, ma in nessun paese si cancellano le proprie usanze, non si definiscono obsolete, si tramandano. Perché, allora, non continuare a trasmettere questa alchimia con cui i bambini, entrando in contatto coi nostri defunti attraverso i doni, vivono per un giorno questa comunità di vivi e morti, senza paura, ma con il rispetto della memoria ?

3 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Mentre leggevo il tuo bell’articolo ho ritrovato tutti i colori, i profumi ed i sapori della bella Sicilia! Hai ragione, ogni regione italiana è ricca di tradizioni, profondamente legate alla nostra terra ed alla nostra storia, che andrebbero riscoperte ed amate piuttosto che dimenticate perchè sono una vera ricchezza e rappresentano la nostra più autentica identità culturale. Preferire usanze importate e pre-confezionate credo corrisponda ad un atteggiamento di pigrizia mentale e desiderio di omologazione: apparire tutti uguali per il timore delle nostre singole divesità. Ed è anche giusto ricordare che una cosa è la “festa di Halloween”, altro è il ricordo dei nostri cari!

  2. gemma scrive:

    ascoltando le notizie in diversi telegiornali ho sentito che i giornalisti parlavano, a proposito del 1°novembre, della festa dei santi e, a proposito del 2 novembre, della festa dei morti. Anche in questo articolo leggo che la commemorazione dei defunti, come la chiamavano quelli della mia generazione, è diventata la festa dei morti e che, giustamente, ci si deve adeguare ai tempi ma non si devono dimenticare le tradizioni.
    Colgo l’occasione per dire che, in un momento di crisi, tutti i soldi che si spendono per fiori, dolcetti, scherzetti, maschere di fantasmi, scheletri e quant’altro, potrebbero essere utilizzati per fare delle donazioni mirate in memoria di chi non c’è più

  3. Geraldina Piazza scrive:

    Care Silvia e Gemma,
    con Giusi Cataldo e Dora Argento, dell’Associazione Notte di Zucchero, siamo le ideatrici e realizzatrici della festa dei Cantieri. Il nostro intento era proprio questo. Riaffermare le nostre tradizioni. Abbiamo una festa bellissima, alla quale non manca nulla: religiosità, rispetto dei morti e “gentile” convivenza con loro, giocattoli per i bimbi e cibo di tutti i tipi. Non dimentichiamo, infatti, che sono di questo periodo le muffolette cuneate, i pupi di zucchero, la frutta di martorana, i buccellati, i mostaccioli, le ossa di morto e tanto altro. Perché dobbiamo andarci a prendere le feste degli altri?
    Se poi, con l’occasione di una festa popolare siamo riuscite a stimolare i nostri scrittori palermitani e siamo riuscite a coinvolgere TUTTI i più bravi artisti a partecipare a titolo “quasi” gratuito, ce ne facciamo un vanto. Perché ai nostri concittadini, a costo zero, è stata data l’opportunità di fare una piena immersione nelle pièce teatrali più impegnate o più divertenti, nella musica da camera o nel jazz che accompagnava i riti funebri americani negli anni trenta, nel pop o nel rock duro di gruppi giovanissimi.
    Certamente non ci aspettavamo le 35.000 presenze stimate in tre giorni, ma questo sta solo a significare che i palermitani hanno “fame” di pane e cultura.
    Speriamo di riuscire a replicare al più presto….

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