paese che vai, commemorazioni che trovi

23 novembre 2013 di: Rita Annaloro

Chi andasse in Inghilterra a novembre rimarrebbe colpito dalle migliaia di papaveri rossi che occhieggiano sul bavero di molti cappotti, giacche o foulards, regalati, in cambio di una donazione a favore dei caduti in guerra, in molti negozi, musei e biblioteche. Pure alla Bbc possiamo seguire una trasmissione intitolata Poppy Girls, dove due belle bambine con un gran papavero rosso appuntato sul vestito contribuiscono ad intrattenere gli ospiti di un gioco a quiz, il cui ricavato va naturalmente in beneficenza. Il 10 novembre vengono proclamati addirittura due minuti di silenzio nazionale in memoria dei caduti nella prima e seconda Guerra Mondiale. E vengono rispettati, dappertutto: si blocca il traffico per strada, nei negozi la gente si mummifica di colpo, negli aeroporti sembra che tutti trattengano pure il respiro.

Ma è possibile, viene da chiedersi, che nel 2013 così tanta gente ricordi ancora con passione così accorata le vittime delle due guerre mondiali, come viene detto ufficialmente? A ben guardare, sulle fasce che legano le numerose corone di papaveri rossi ai piedi dei monumenti, però, si legge che si commemorano tutti coloro che sono caduti in guerra per difendere il loro paese dalla prima guerra mondiale in poi, e quindi con elegante dignità gli inglesi piangono anche i parenti o gli amici che hanno perso la vita nelle Falklands, o in Iraq o in Afghanistan o in un altro paese dove le forze armate britanniche continuano ad essere impegnate, per il “bene comune” o “la patria”, o “la vecchia bugia” smascherata nel 1918 da Wilfred Owen nella famosa poesia Dulce et Decorum Est, così come in altre simili da altri poeti dello stesso periodo. Pure, dopo quasi un secolo, in Inghilterra per un mese si piangono ancora i caduti, vecchi e nuovi, mentre da noi si celebrano le stragi di Nassirya o delle Fosse Ardeatine o…., a suon di fanfare in mezzo all’indifferenza della gente.

Sono più bravi di noi gli inglesi ad ammettere pubblicamente il loro ruolo di potenza imperialista, o siamo più avanti noi a tentare di ostacolare con le marce per la pace, o un vergognoso silenzio, i massacri decisi dai potenti?

1 commento su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Ieri, giornata di lutto nazionale, abbiamo tristemente rispettato (non so quanto) un minuto di silenzio per le vittime della Sardegna. Noi siamo piuttosto il paese delle tragedie annunciate, delle emergenze, dei funerali lacrimosi con profusioni di parole e di MAI PIU’…fino alla prossima occasione.

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