il lascito di Alessandra

30 dicembre 2013 di: Egle Palazzolo

Cinquant’anni soltanto ma fitti, stipati, tutti a ridosso delle sue scelte, delle sue speranze, delle sue plausibili ambizioni. Mai ferma Alessandra, con la sua forza di stare dentro le cose, senza nulla distorcere del suo privato, senza nulla togliere alla sua incessante passione politica, nel gioco delle vittorie o delle sconfitte, nel terreno minato che rende tutto ancor meno semplice ad una donna specie se, come lei, è intelligente, intuitiva, capace di organizzare e di organizzarsi.

A darle un saluto commosso, a tormentarci per quello stop improvviso e sofferto al suo cammino, a dirle in silenzio che di lei avremmo ricordato i momenti migliori, che avevamo compreso come le sue battaglie più o meno condivise, non avevano mai escluso il prezzo e il rischio e neppure qualche inimicizia o abbandono, si era in tanti, per una intera giornata. Tanti, a riflettere percorrendo il bel viale di villa Niscemi, nell’ultima domenica dell’anno, sulla precarietà del tempo che ci appartiene e su quanto riusciamo a fare per non attraversarlo al buio.

Alessandra non lo aveva fatto. E noi non eravamo vicini ad una bara ancora aperta per poggiarvi aureole ma per la consapevolezza comune che a lasciarci era una “persona”, una donna, coraggiosa, combattiva, instancabile, che aveva saputo, nelle occasioni che le furono date, lasciare tracce e segnali da non dimenticare. A cominciare da come, sin dagli inizi della sua presenza nelle istituzioni seppe intendere il valore aggiunto della scuola, l’input nuovo che si doveva darle, il patrimonio insegnanti e studenti di ogni età.

Questo, se anche solo questo lo teniamo in giusto conto, quando molti tentano di fare, Alessandra Siragusa ci avrà lasciati, senza morire.

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