noir alle spezie indiane per Anita Nair

16 dicembre 2013 di: Anna Trapani

Il fascino del noir ha colpito anche Anita Nair. La nota autrice indiana ha, infatti, pubblicato “La ferocia del cuore” edito da Guanda nella traduzione di Francesca Diano. Il noir made in India non sfigura affatto tra le pubblicazioni di gialli, thriller e noir che provengono ormai da tutte le parti del mondo. Ai gialli europei (spagnoli, italiani, norvegesi, svedesi, danesi, francesi, ecc.) si aggiungono quelli di oltre oceano per cui il panorama editoriale è quanto mai vasto e variegato. Nair, conosciuta soprattutto per il grande successo di “Cuccette per signora” edito da Neri Pozza, ha al suo attivo altri ottimi romanzi che ci mostrano le varie e complesse sfaccettature della società indiana: “Un uomo migliore”, “Il satiro della sotterranea”, “Padrona e amante” e altri ancora. I fatti si svolgono a Bangalore, città dove l’autrice vive, che fa da protagonista occulto del romanzo. La Nair ci propone una città vista nei suoi aspetti più sordidi tra vicoli bui e sporchi, luoghi malfamati, spacciatori e varia umanità al limite tra legalità e illegalità.

Qui si muovono il Consigliere personaggio privo di scrupoli arricchitosi disonestamente; l’ispettore Borei Gowda dalla vita privata molto movimentata ma uomo ligio al dovere e assolutamente incorruttibile mal visto dai superiori proprio per questo; le trans tenute ai margini della società, abitanti della notte e dell’oscurità, perennemente in cerca di un uomo con cui intrattenersi. E’ in questo ambiente che all’improvviso i cadaveri si moltiplicano nella loro crudezza con modalità sempre uguali, ripetitive. Il serial killer viene inseguito da Gowda e dal suo giovane e inesperto viceispettore Santosh tra mille difficoltà e per nulla supportati dai superiori troppo avvezzi alla corruzione e, nel migliore dei casi, al lassismo. Attraverso il noir l’autrice ci mostra l’India e i suoi contrasti; il benessere dei ricchi talvolta ottenuto illecitamente accanto alle sordide periferie dove alligna la malavita, la corruzione, il lato oscuro di un paese che cerca di scrollarsi di dosso secoli di povertà e marginalità per mettersi alla pari di paesi ricchi e influenti.

Tra i vari riti religiosi hindu come la “puja” cioè la preghiera giornaliera rivolta a una divinità anche con offerte, ci imbattiamo verso la fine del libro pure in una processione cristiana in cui viene portata in giro per strade e vicoli una statua della Madonna chiamata da alcuni fedeli la Dea. Alla fine il romanzo è corredato da un utile glossario con i termini hindu più usati dall’autrice e le relative spiegazioni. Il romanzo merita l’attenzione dei lettori non solo perché la trama è avvincente e ben strutturata, ma anche per i vari risvolti sociali che presenta. Non manca il colpo di scena finale che, naturalmente, ci guardiamo bene dal rivelarvi. Buona lettura.

3 commenti su questo articolo:

  1. Francesca Diano scrive:

    Bellissima la vostra rivista online, che ho scoperto ora grazie alla bella recensione dell’ultimo romanzo di Anita Nair. E mi fa molto piacere che sia stato citato – da lettrici attente – il glossario, in cui ho cercato di spiegare non solo i termini in tamil e malayalam, ma anche gli aspetti e i significati di alcuni fenomeni sociali, come quello delle hijra, gli uomini vestiti da donne, che non sono come i travestiti che conosciamo in occidente. Tradurre questo romanzo di Anita è stato interessantissimo per me che la seguo e la traduco fin dai suoi esordi. Seguiterò a seguire la rivista, ricchissima di contenuti importanti e vi faccio i miei complimenti per l’attenzione e la passione che trapelano dai vostri articoli.
    Grazie
    Francesca Diano

    • Rosanna Pirajno scrive:

      Il tuo apprezzamento, gentile Francesca, ci riempie d’orgoglio e ci sprona a proseguire sulla strada che seguiamo da tempo con, crediamo, una buona dose di “coscienza civile” attenta e consapevole, grazie e buon lavoro e continua a seguirci. Anzi, saremmo liete se scrivessi qualcosa per noi, cordiali saluti, rosanna pirajno

  2. Francesca Diano scrive:

    Cara Rosanna, grazie davvero per le tue parole gentili. E grazie di cuore per l’invito che mi fai. Sarei felicissima, se vi fa piacere, di scrivere qualcosa per voi. Se vuoi ci si sente via email. Penso che la mia tu la veda e se gentilmente mi contatti ne parliamo? A presto allora e un carissimo saluto
    Francesca

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