uscire dal tunnel, ma come

13 dicembre 2013 di: Rosanna Pirajno

Sono successi alcuni fatti notevoli negli ultimi giorni, e se ne discute ancora. Ci ha lasciati Madiba, il Grande Padre del Sudafrica Nelson Mandela, e tutti i potenti del mondo sono volati laggiù a rendergli onore lodandone i meriti, ma poi tutti a casa e senza meriti come prima.

Al processo contro il suo ex che ha ingaggiato due animali per sfregiarla con l’acido, l’avvocata Lucia Annibali si è presentata elegante e fiera della sua diversa bellezza e sguardo diritto, e c’è chi annota come la giustizia possa andare spedita quando vuole.

Matteo Renzi è il nuovo segretario Pd, ha vinto le primarie che sono strumento di democrazia dal basso copiato perfino dalla Lega e qualcosa vorrà dire, non è il mio preferito ma ho fiducia che alcune cose riuscirà a smuoverle, e sarebbe una novità nella palude della politica italiana in cui si impatana da un ventennio ogni speranza di cambiamento.

La figlia di una cara amica, rientrata a casa dopo mesi di Erasmus in Germania, è determinata a ritornarci per cercare e con molta probabilità trovare l’occupazione che qui non avrebbe mai, senza raccomandazioni e spinte influenti. Sic transit gloria mundi, i figli se ne vanno definitivamente quando hanno assaporato un tratto di vita da studente o ricercatore o stagista in un paese europeo di quelli “perfettini”, come direbbe il nostro assessore dovendo mandar giù la pillola amara del confronto con realtà più organizzate. Hai voglia a dire che il nostro è il paese più bello del mondo, che possediamo il 70% dei beni artistici e paesaggistici e bla bla del mondo – mentre il restante 30% è al sicuro, come recita la cattivissima battuta sulla reale situazione dell’alta percentuale in pessime mani – che la gente è cordiale e il clima ottimo e bla bla anche qui, se però tutto questo non solo non ci aiuta a vivere meglio ma lasciamo che sia disgregato distrutto soffocato da inefficienza furbizia ignoranza mafie e corruzione, i ragazzi non si affezionano e anzi ne fanno a meno senza rimpianto, del patrimonio accumulato nei secoli di civiltà di cui inutilmente meniamo vanto. La nostra generazione, in solo mezzo secolo, è riuscita a rendersi indegna di questi lasciti per inettitudine arroganza e avidità smodate, e se l’eredità culturale l’abbiamo dissipata noi padri e madri che non gli offriamo neppure lavoro e prospettive, ai figli non resta niente di cui andar fieri e assai poco che accenda voglia di restare, per lottare insieme a noi.

In molte città si sono accesi focolai di protesta, sigle e cifre del paese che non ce la fa più si rincorrono tra forconi esodati licenziati disperati arrabbiati inveleniti contro le parole vuote della politica e i privilegi dei politicanti, ma il rischio di strumentalizzazioni e infiltrazioni è reale e documentato da improbabili alleanze, saluti a mano tesa, intimidazioni e incitazioni a far roghi dei libri. Cioè il passo giusto per ripiombare nelle tenebre di una dittatura di tanti ducetti, altro che “vedere la luce all’uscita del tunnel” come ci promettono quelli che “la crisi l’abbiamo superata” e andate in pace. Chissà come li ricorderemo, questi tempi confusi, quando ne saremo usciti per davvero.

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