consentito indignarsi?
Leggo sui giornali del 19 gennaio che allo Zen (quartiere di Palermo cosiddetto “a rischio”, ma che ha ricevuto sussidi e interventi pubblici di rilievo) i locali destinati alla Biblioteca di quartiere e ad un asilo nido, sono stati occupati da alcune famiglie senza-tetto che, riporto testualmente dalla cronaca di Repubblica – «martelli e chiodi alla mano stanno trasformando la sala di lettura in cucina e camera da letto». Stessa sorte è toccata all’asilo comunale, dove oggi dormono cinque famiglie. I locali della progettata biblioteca e dell’asilo nido pare fossero disponibili da due anni, bloccati da un contenzioso, poi risolto, tra Comune ed Iacp, l’Istituto delle case popolari.
Ci sono dunque due motivi per cui indignarci. Primo: burocrazia e passività decisionale hanno lasciato in abbandono locali pagati con fondi pubblici (forse anche europei), destinati a un uso sociale e culturale di enorme valore. Secondo: prosegue la consuetudine di risolvere i propri problemi al di fuori dalle leggi, e ai danni della comunità circostante: contro le ragazze e i ragazzi che avrebbero potuto usufruire della biblioteca ed incontrarsi in mezzo ai libri, contro bambine e bambini che avrebbero potuto essere accolti ed educati da personale professionalmente qualificato. Né mi meraviglierei se gli occupanti abusivi chiedessero ora, e magari ottenessero, la solidarietà dell’opinione pubblica, in nome di un generico buonismo e di un diffuso sentimento anti-istituzionale. (A proposito: dopo l’occupazione del Teatro Garibaldi e le devastazioni registrate a chiusura definitiva, chi è stato chiamato a risarcire i danni? L’ allegra recentissima occupazione, da parte di un gruppo teatrale, di alcuni spazi pubblici della ex-Fiera del Mediterraneo, avrà un esito simile?)
(ph. Melania Messina)
Il fatto terribile è la prerogativa dei nostri tempi di non indignarsi più, indignarsi dovrebbe essere non lecito ma obbligatorio!
Perdonate il siciliano storpiato… In una scuola media di Casteldaccia, ho trovato un piccolo manifesto con una frase di Ignazio Buttitta che recitava all’incirca così “‘na casa senza libbra è ‘na stadda”. … Un quartiere senza biblioteca… è una stalla… Credere di potere fare a meno della cultura è uguale a credere che si possa fare a meno di respirare… Peccato… Hanno perso un’occasione… Avrebbero dovuto difendere la biblioteca e l’asilo nido… E chiedere nuovi luoghi dove vivere… Avrebbero fatto veramente scalpore… Sono stati ‘male-consigliati’….
sull’occupazione del Garibaldi, i danni erano derivati dall’abbandono, durante l’occupazione il teatro ha ripreso vita e artisti come Emma Dante si sono esibiti solidarizzando con gli occupanti. La fiera occupata ha visto ragazzi dell’accademia adoperarsi per abbellire gli spazi e si susseguono eventi culturali anche di un certo rilievo, diventando così anche un luogo soprattutto per i giovani di aggregazione e laboratorio di idee, in un contesto cittadino dove la cultura è spesso prettamente salottiera. Per quanto riguarda le occupazioni allo ZEN, le cose sono più complesse e forse se ne dovrebbe parlare affrontando il tema dell’emergenza abitativa a Palermo, del progressivo smantellamento del welfare.
melania messina