la lettera G, una storia inquietante
Un libro particolare, questo della elvetica Manuela Bonfanti “La lettera G” pubblicato dalle edizioni Tufani di Ferrara. Al suo primo romanzo l’autrice ci presenta una donna, Gina, che attraversa con la sua vita tre quarti del secolo scorso e che sintetizza in sé le vite di tante altre donne che non hanno saputo o potuto realizzare i propri sogni. Gina ci viene proposta come una donna e moglie esemplare che ha una sola grande passione nella vita: il ballo. Passione cui non potrà mai abbandonarsi sia prima sia dopo il matrimonio, perché suo marito non è uomo da simili frivolezze.
Ma la vita anonima di Gina vissuta in un piccolo paese di cui non ci viene detto neppure il nome; una vita “macchiata” già alla nascita da tre “colpe” che solo il dopoguerra riuscirà in parte ad attenuare: è donna, non ha istruzione ed è povera; questa vita potrebbe nascondere un segreto atroce: l’omicidio! Infatti assistiamo alla confessione di Gina fatta al parroco del paese dal nome assolutamente improbabile, padre Attila, in forma potremmo dire di intermezzo fra un capitolo e l’altro; se nei vari capitoli si disegna la vita ordinaria della protagonista, in questi brevi siparietti da un confessionale si assiste alla confessione di vari omicidi tutti di femmine, perché “le femmine non le vuole nessuno”, avvenuti nella sua cantina sbattendo la testa delle creaturine appena nate alla parete. Poi nel silenzio complice di tutti lei stessa puliva il sangue, tanto sangue schizzato ovunque. Solo sua nuora, donna colta e politicamente attiva, una volta cercò di fermarla. Il povero padre Attila, che ritroveremo nell’ultima pagina del romanzo, davanti ad un simile genocidio di bambini appena nati non vuol dare l’assoluzione a Gina che dovrà vedersela direttamente con il Padreterno quando sarà la sua ora.
Ma è davvero una assassina spietata, Gina? Il suo conformismo nasconde realmente segreti inenarrabili? Pur non trattandosi di un giallo vogliamo lasciarvi con questo dubbio per spronarvi alla lettura di un inusuale romanzo, che è anche la storia di un secolo in cui le varie Gina d’Italia hanno dovuto patire per la loro condizione sociale riscattata solo, come nel caso nostro, dalle generazioni più recenti, i nipoti, che hanno avuto accesso alla scuola e hanno conosciuto una realtà migliore di quella in cui si è mossa Gina e tutta la sua generazione.