le quattro passioni di Nunzia
Soprannominata dai giornalisti “la Carfagna del Sannio” per la sua avvenenza, Nunzia Di Girolamo è stata definita dalle sorelle «determinata ed ambiziosa … indotta dalla sua propensione al sacrificio e dalla sua volontà ad avviare un proprio studio legale a Benevento», ma la sorellina non si limita solo a fare l’avvocato, coltiva anche due passioni: «la prima di queste è … il forte legame affettivo con i familiari … poi, c’è la Politica». Detto questo non c’è da sorprendersi quindi che, qualche tempo prima di aver soffocato la sua terza passione, quella per Berlusconi, preferendogli Alfano, abbia gestito, come pare da varie intercettazioni, il suo ruolo politico a favore dei suoi familiari e amici. Ma la questione non è solo questa. Si discute anche dello stile, che deve avere una donna con un ruolo politico di una certa rilevanza, quando parla, sia che parli mentre è intercettata sia quando non lo è.
E qui emerge la quarta passione del ministro Di Girolamo, quella per il turpiloquio. Passione privata, documentata grazie alle intercettazioni che avrebbero violato appunto la sua privacy e presentato un’immagine di lei non proprio edificante dal punto di vista linguistico e morale. D’altra parte le passioni o si seguono o si soffocano con danni irreversibili nell’uno e nell’altro caso e questo sembra essere il caso della donna politica in oggetto. In effetti, come affermava Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha ma anche chi lo detiene è soggetto a logoramenti di vario tipo. E mentre quelli della Lega mostrano passioni smodate per i colori e si dipingono la faccia di nero per coprire il pericoloso vuoto delle loro idee, o indossano istituzionali mutande verdi, quelli di Ncd, appassionati di geometria, fanno quadrato, triangolo e poligono intorno a Nunzia, che di dimissioni non vuole sentir parlare perché l’Ici lei l’ha sempre pagata e non ha perso tempo a vincere medaglie di metallo prezioso (come la dimissionaria Idem). Agli inizi della sua carriera, per attirare l’attenzione di Berlusconi gli regalò una pigotta dell’Unicef, il cui ricavato è forse servito al progetto per impedire alle bambine dell’Africa di scendere dagli alberi e venire da noi a fare le ministre, proteggendole così dalla pericolosa passione di fare politica in Italia in maniera pulita sia dal punto di vista del linguaggio che della moralità.
se non si è dimessa la Cancellieri non deve dimettersi nemmeno la Di Girolamo. Due pesi e due misure confermerebbe che siamo nella repubblica dei corrotti e delle banane. Un po’ di coerenza, anche nella corruzione!
Mi preoccupa la deriva talebana a cui ci spingono gli intrecci di politici rampanti e giornalisti di grido e spero si riesca prima o poi a distinguere il giudizio sul turpiloquio privato e quello pubblico, a cui sembriamo assuefatti.
Visto che i lumi si sono spenti, spero nelle lampadine!
Rita
Preoccupa anche me (e naturalmente non condivido) la “deriva talebana”. Che include l’assoluta incapacità di distinguere
una imprudenza da una scorretta e personalistica utilizzazione del proprio potere pubblico. Non mi sembrano paragonabili i casi della Cancellieri e della Di Girolamo.
Cara Rita condivido il tuo commento ma, diversamente da te, non penso che si debba fare differenza fra turpiloquio pubblico e privato. Il parlare in maniera scorretta da fare, forse ancora, arrossire una nonna, non deve essere mai accettato, una carrellata sulle frasi più scurrili che si conoscono è sinonimo non di un animo superiore nè di autorevolezza, perciò ugualmente preoccupante in un ministro la quale non solo si scusa dicendo che era “a casa sua” ma che lei la gente presente “l’aveva invitata” dunque se era pronta ad offrire un caffè che colpe cerchiamo .poteva dire quello che… voleva.