perché si scrive un libro
Gianrico Carofiglio scrive un libro forse per idealizzare una donna? Rispondere a questa domanda è molto difficile; si possono fare molte ipotesi ma saranno tutte indeterminate ed approssimative. L’argomento si complica quando ci si chiede il perché si diviene scrittori, quasi fosse un mestiere, come fare l’ingegnere, il medico o l’avvocato. Tuttavia a volte si legge un libro, vuoi scritto da chi lo fa per la prima volta, vuoi da chi lo fa abitualmente e si rimane colpiti da ciò che c’è scritto e per come è scritto. A me è capitato con quello pubblicato recentemente da Gianrico Carofiglio: Il bordo vertiginoso delle cose.
Carofiglio è uno scrittore, autore di tanti romanzi, quindi un professionista? Non lo so e non mi interessa saperlo, quello che invece desidero qui sottolineare è che ho avuto l’impressione che abbia scritto dietro l’impulso di fare rivivere, tramite le parole scritte, una donna. Si chiama Celeste ed è la protagonista centrale, indiscussa del romanzo, ammesso che si possa parlare di romanzo, in quanto la storia è breve ed è principalmente vissuta, nella sua centralità, nell’arco di un anno. Celeste è la supplente di storia e filosofia di un anziano professore del liceo, che si ammala e deve esser sostituito, lei lo sostituisce. Sa, essendo giovanissima, che i liceali di quella classe non le daranno vita facile, ma è preparata e con grande abilità li fa fuori eludendo i tranelli che le tendono, ma è anche così affascinante nell’essere e nel dire, che li acchiappa e ne fa degli ascoltatori attenti e devoti. Diviene la protagonista di questa storia. Compare pochissimo ma resta nella mente del lettore e lo stesso attende, riga dopo riga, che ricompaia e faccia la sua lezione.
La filosofia ne è l’argomento centrale ed anche qui si capisce che l’autore ha voluto regalare a Celeste tutta una serie di temi a lui particolarmente cari, abitualmente poco trattati, ma messi lì per far avere a Celeste la piena attenzione, sia dai suoi alunni, che dai sui lettori. Ma ciò che mi preme qui sottolineare è che è l’autore, che mette al centro di questa storia una donna, una professionista, cosa non sempre abituale ove, ancora oggi, più spesso è l’uomo colui che gestisce gli avvenimenti con una cultura, diciamolo, ancora prevalentemente maschilista. La nostra cultura attuale è abituata a dimenticare quanto vi è dal punto di vista operativo, anche se umano, spesso rivolgendosi ad un medium polivalente ma con al centro l’uomo o i suoi derivati anche se di tipo tecnologico. Il ritrovare, trainati da una donna, concetti filosofici, complessi ma interessanti, rimasti latenti nella tua memoria di studente, ti costringe a riflettere.
In forza di questa lettura non si può non divenire desiderosi di riprenderli ancora e farli rivivere, dopo tanti anni, da quando sono stati oggetto dei nostri studi. E’ il miracolo che accade e ti fa rivivere i sofisti, la retorica, Protagora, Antifone e l’etica secondo Kant col dilemma della verità assoluta ed unica oppure il contrario. Sei costretto a ripensare ai tuoi anni, al tuo passato di studente, a come lo hai vissuto ed a come lo avresti potuto vivere meglio se anche tu avessi avuto una professoressa come Celeste.
Carofiglio, ha ragione Angelo è uno di più bei libri che io abbia letto, senza dubbio il più bello dell’autore, ho letto su Repubblica una recensione, non ricordo chi ne è l’autore, che dice “chiuso il libro, ho capito di aver letto un bellissimo romanzo” è una lettura che merita di essere assorbita, elaborata a poco a poco, come dice Angelo Bagnara un piccolo trattato di filosofia lontano dall’elaborazioni inutili di altri autori.
Sono contenta che qualcuno cominci a capire che Carofiglio non è uno scrittore minore, in questo libro si rivela uno scrittore con la S maiuscola.
… Non sarà che Carofiglio abbia voluto rendere omaggio a quelle tante insegnanti donne, che quotidianamente svolgono bene un lavoro delicato e fondamentale per far crescere cittadini civili e responsabili? Forse spero troppo, comunque lo leggerò al più presto.