uno storico tè

16 gennaio 2014 di: Clara Margani

In anticipo sull’appuntamento per prendere un tè con alcune amiche, sono entrata in una libreria e mi sono trovata in maniera fortuita tra le mani unopuscolo dalla accattivante grafica pseudo ottocentesca dal titolo Dichiarazione dei sentimenti, edito dalla Caravan Edizioni. Sulla copertina, in un tondo i volti delle autrici, due donne dagli abiti severi e dallo sguardo intenso e volitivo: Elizabeth Cady Stanton e Lucretia Coffin Mott.

Anche loro andarono ad un tè in un giorno non meglio precisato del luglio 1848, invitate da Jenny Hunt nella sua casa di Waterloo nello Stato di New York e si incontrarono con le amiche Martha Coffin Wright e Mary Ann McClintok. Elizabeth e Lucretia si erano conosciute, otto anni avanti, alla prima Convenzione Mondiale anti-schiavista svoltasi a Londra dove avevano subito una grave discriminazione, perché non era stato permesso loro di intervenire al dibattito in quanto donne, pur essendo attivissime nel movimento. Di questo parlarono le cinque amiche intorno a quel tavolino imbandito per il rito del tè, della loro situazione di donne prive di diritti, del loro essere sottoposte alla tutela degli uomini e limitate nell’azione laddove la loro mente era più avanti e lungimirante.

Tra una tazza di tè e un pasticcino composero l’invito rivolto solo alle donne a partecipare alla prima Convenzione sui diritti della donna, il 19 luglio di quell’anno; Elizabeth e Lucretia in particolare si presero l’incarico di stilare un documento su cui le partecipanti potessero prendere la parola. Nacque così, parafrasando la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, quella che è conosciuta come la Dichiarazione dei sentimenti e Risoluzioni, primo manifesto del femminismo americano, che diede vita ad un movimento che si diffuse rapidamente, il quale metteva la donna al centro, la definiva nel suo essere individuo e non nelle relazioni (figlia, moglie, madre), affermava il suo diritto al voto e alla testimonianza nei processi. Vent’anni dopo la Stanton, fondando il settimanale “The Revolution”, pubblicò in prima pagina il motto: “La vera Repubblica – gli uomini, i loro diritti e niente di più; le donne, i loro diritti e niente di meno”.

In tempi e luoghi diversi altre riunioni di donne per il tè hanno prodotto e producono risultati e conseguenze varie, talvolta solidarietà, talvolta scontri di idee, scambi di opinioni o di pettegolezzi, talvolta sono l’inizio di imprese o la concretizzazione di progetti comuni e io mi auguro che, come quello storico tè, tutti questi incontri si basino sui quattro pincipi costitutivi della Cerimonia giapponese del tè: armonia, rispetto, purezza e serenità, anche se codificati da un uomo, il monaco budduista zen Sen no Rikyū.

2 commenti su questo articolo:

  1. Andreina scrive:

    Armonia, rispetto, purezza e serenità. Parole che fanno riflettere sulla terribile contraddizione tra le aspirazioni delle donne e la loro condizione reale.

  2. Velia scrive:

    Cara Clara Margani vivo al lavoro con una maggioranza di donne, è qui l’inganno molte di esse non cercano l’armonia e la pace ma hanno preso dagli uomini i difetti maggiori, sono carrieriste e narcisiste, non ci illudiamo il mondo delle donne è ancora quello degli uomini la loro liberazione interiore è lontana.

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