educatori minacciosi

28 febbraio 2014 di: Clara Margani

Nella sala d’aspetto di un medico una giovane mamma, per ottenere che i suoi due figli di circa 7-8 anni non si agitino e disturbino i presenti, minaccia: «Se non state buoni, quando torniamo a casa vi faccio leggere un libro dall’inizio alla fine». Alzando gli occhi dal libro che sto leggendo, incrocio le faccine molto preoccupate dei due bambini, che in effetti, durante la consultazione della madre con il medico, restano seduti e tranquilli. Quando esce dallo studio del medico la donna dichiara trionfante, rivolgendosi ai presenti: «Ho trovato il metodo giusto per farli star buoni».

Dopo aver attraversato sulle strisce pedonali, sento alle mie spalle la voce affannata, probabilmente di una giovane baby sitter, che rimprovera un bambino che ha attraversato la strada correndo: «Se tu muori, lo sai che piange Maria, piange mamma, piange papà, piange anche Carletto e piangono pure i nonni e Giuseppina e Luciano e lo zio Antonio e la zia Elvira e la maestra Lina e i compagnucci della classe e don Roberto…..». Mi volto e vedo gli occhioni sgranati e la boccuccia all’ingiù di un maschietto di circa 5 anni. L’elenco dei piangenti, che stava continuando, si interrompe nelle mie orecchie perché devo svoltare all’angolo. Su un altro marciapiede, ma sempre alle mie spalle, la voce di un uomo anziano impartisce delle drastiche disposizioni a qualcuno che si chiama Tina e Lina: «Tina e Lina non fermatevi lì, è sporco», «Tina e Lina non mettetevi nel centro del marciapiede, se no non passa nessuno», «Tina e Lina, dove correte, mi fate venire il fiatone», «Tina e Lina non disturbate il signore, siate educate». Da Tina e Lina, che io non posso vedere, nessuna reazione, ma sicuramente una disubbidienza sistematica. Non resistendo più mi volto e finalmente vedo prima Tina e poi Lina: un musetto spiritoso con occhietti umidi e nerissimi, quattro zampette nervose e una codina proterva e agitatissima, due gambette cicciottelle e una treccia ramata che rimbalza sulle spalle. Mi superano saltellando allegramente. E io intanto penso che questi educatori minacciosi stanno formando un “popolo” di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori, di manager, di profittatori, di incriminati, di colpevolizzati, di ignoranti, di disoccupati, di resistenti, di indignati, di voltagabbana, di esodati, di onesti, di profittatori, di rigidi, di elastici, di cervelli e corpi in fuga, di violenti, di volontari, di rassegnati, di vincitori, di perdenti e …. «tra questa immensità s’annega il pensier mio».

5 commenti su questo articolo:

  1. Floriana scrive:

    Come ben rappresentato nella foto che correda l’articolo, la guerra distrugge la cultura, ma anche in tempo di pace gli attacchi sono notevoli e, come giustamente messo in evidenza nell’articolo, vengono portati da chi invece dovrebbe ispirare verso di essa rispetto ed entusiasmo fin dall’infanzia.

  2. Rita scrive:

    Vorrei esser minacciosa, ma all’incontrario: se non leggerete un libro……non sarò buona con voi!

  3. silvia scrive:

    Ricordo ancora che era mia madre a leggermi dei libri, quando non ero ancora capace di farlo da sola, mentre guardavo incantata le illustrazioni delle pagine. Rimango tutt’ora affascinata dall’editoria per l’infanzia così “colorata” e piena di fantasia tanto da aggirarmi anche tra i reparti delle librerie dedicati ai libri per ragazzi. E’ così che, proprio l’altro giorno, mi sono imbattuta in un qualcosa raggomitolato a terra che dapprima non ho realizzato bene cosa fosse. Ad un’occhiata più attenta ho poi capito che si trattava di un bambino che, ancora con lo zaino sulle spalle, se ne stava di spalle, seduto a gambe incrociate, tutto preso dalla lettura di un grande libro che teneva aperto sulle ginocchia. Se avessi avuto una fotocamera avrei scattato un foto!

  4. gemma scrive:

    a tutti gli educatori:
    “Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”
    (Ernesto Che Guevara)

  5. Maria scrive:

    Sono nonna di due meravigliosi e scatenati nipotini con i quali sono accusata di essere qualche volta troppo tenera. Leggere quest’articolo mi ha dato la conferma che forse sono sulla strada giusta.

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