Il coraggio di essere (un po’) contente

25 febbraio 2014 di: simona mafai

Da “femminista democratica”, come potrei definirmi, mi tocca spesso registrare  giudizi contraddittori su ciò che accade.    Ed è il caso di oggi.  Se infatti permangono in me svariate riserve nei confronti dl Renzi ,  non tanto sui punti del programma annunziato, quanto sulle competenze esistenti  e  le disponibilità di risorse per realizzarlo (nel rispetto delle regole democratiche),  non posso trattenermi dalla gioia  vedendo nel Governo da lui diretto una così ampia e giovane presenza femminile.

Le rivoluzioni civili (sociali ed etiche) non sempre avvengono per esplosione;  spesso maturano con successivi passi e rotture, fino a manifestarsi con clamorosa evidenza.  Ricordo ancora l’emozione di quando, nel 1981, Tina Anselmi entro’  unica donna nel Governo,  prima donna ministro nella storia d’Italia. Erano trascorsi  quasi quarant’anni dalla fine della guerra e del fascismo! A quasi quindici anni da allora (dopo molte coraggiose, affaticate e a volte isolate  donne,  entrate nei Consigli comunali, nelle Assemblee regionali e nel Parlamento,  spesso successivamente dimenticate) registriamo finalmente la  piena parità di genere nel governo del paese. .

Al di là delle  diverse ma tutte valide biografie delle singole ministre (ed al di là anche delle scarpe color crema con tacchi a spillo, indossate da una di loro sotto il tailleur pantalone blu elettrico) chi,  come me, crede nelle insite  potenzialità rinnovatrici del pensiero e delle pratiche politiche femminili,  non può che  aprirsi alla speranza. Speranza che il loro apporto sia concreto, forte e innovativo; speranza che esse  sappiano sempre valutare le  ricadute che avranno  sulle donne le misure  loro e del governo tutto: perché le donne per prime, assieme a tutti gli altri cittadini, ne abbiano  concreto vantaggio.

La loro presenza in numero pari a quella dei colleghi, dovrebbe assicurarle contro i rischi di omologazione al maschile, rischi  che hanno corso quelle che le hanno precedute,  inserendosi a fatica in istituzioni dominate dagli uomini, subendone forzatamente consuetudini e a volte anche linguaggio.  Essendo loro  oggi tanto numerose,  e, mi auguro, con costanti ed autentici rapporti con le associazioni e i movimenti femminili  operanti nel paese, le  otto ministre  potrebbero davvero (potranno?) influenzare positivamente tutta la compagine di cui fanno parte.

Concediamoci, almeno questa settimana, il coraggio della speranza.

2 commenti su questo articolo:

  1. Alba Gentile scrive:

    Cerchiamo di essere contente ma lo saremo di più quando si parlerà del mocassino d’Alfano e del doppio petto di Scilipoti, il giorno dopo del giuramento delle ministre il quotidiano Libero consigliava colori più sobri,mentre Repubblica consiglava una telefonata ad Armani.

  2. Angelo Carta scrive:

    Ai tuoi tempi Simona erano tempi d’oro, mi tremano le braccia al pensiero dei grandi domi di donne che hai conosciuto. Ebbene cerchiamo di essere dunque contenti poco,poco, meglio di niente.

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