Il termine “opinàre” nel XX e XXI secolo

15 febbraio 2014 di: Rossana Battaglia
Con un’essenziale analisi filologica del termine latino “Opinàre”, noteremo come i significati siano apparentemente diversi, poiché derivanti da due radici discordanti. I primi con il significato di toccare, cogliere, i secondi con il significato di vedere, il cogliere attraverso le immagini; successivamente prende ampia visione il significato comune, “esporre il proprio modo di vedere…”. Soffermandomi proprio su quest’ultimo significato, il più noto, vorrei cominciare un breve excursus dell’utilizzo del termine tra il XX e il XXI secolo e il fondamentale ruolo che ha giocato nella storia dell’uomo durante i secoli, nell’affermazione della donna dal XX secolo. La storia si sa, da sempre si è sviluppata sull’evoluzione dell’opinione del singolo (successivamente di tutti, “res publica”), creando non pochi “scompigli” tra intere popolazioni, per questioni religiose, politiche, culturali, trovando il punto focale della questione, nell’affermazione dell’opinione di “molti” sui “pochi”, o soggiogando l’opinione di quest’ultimi per l’assoluta affermazione dei propri principii da parte dei potenti. Non poche vittime ha avuto l’opinione: esecuzioni, impiccagioni, uccisioni, guerre, genocidi, avvenuti per l’affermazione degli ideali; diverse, infinite opinioni nei secoli hanno fatto la storia, da esse derivano le più grandi scoperte scientifiche, tecnologiche, le più grandi menti di scrittori, pittori, letterati, poeti, filosofi, scienziati…da esse deriva il mondo. Sono i secoli del “popolo ignorante”, i secoli delle tirannidi, delle monarchie, che hanno alimentato lo spirito di svolta del popolo, lo spirito rivoluzionario, che cominciò a chiedere uguaglianza dei diritti dell’uomo, del cittadino. Abbracciando silenziosamente le diverse epoche, giungiamo alle correnti letterarie-artistiche del nostro ‘900; il secolo delle Grandi Guerre, della grande crisi, delle grandi scoperte, nonché secolo del finalmente acquisito diritto di voto delle donne e delle diverse storie. Man mano la donna cominciò ad affermarsi, ricoprendo cariche pubbliche etc., cominciò a ricoprire gli stessi incarichi dell’uomo, alimentando la fiorente idee della “parità fra i due sessi”.
Nel XXI secolo, sembrano ormai lontani i tempi delle rivoluzioni culturali del XX secolo; la tecnologia ha ulteriormente “rivoluzionato” le vite di noi contemporanei, spazzando nel dimenticatoio oltre alle buone vecchie regole di grammatica, anche l’importanza delle singole parole. Oggi, quale frase più “smerciata” se non “è mia opinione…” l’importanza e il significato del termine “opinione”, sono stati totalmente stravolti, scemando sempre più la voglia di “riscrivere” la nostra storia, di rivendicare i diritti acquisiti, affermando la propria opinione; va scemando la voglia del “confronto” verbale, di crescita culturale. Siamo nell’epoca dei “quaquaraqua”, della grande retorica, pochi sono i giovani che hanno “la vita” negli occhi, l’ardore e il coraggio di battersi per i propri diritti e per le proprie idee, sovrastando le infinite parole alla mercé dei politici, quei giovani che potrebbero riaccendere la luce della speranza ormai persa, del regredire ormai in atto.

5 commenti su questo articolo:

  1. Agnese scrive:

    E’un’articolo che mi è piaciuto molo, ancora di più perchè è scrito, si intuisce dalla rubrica, da una giovane, opiniamo che la rivoluzione anche lessicale venga dai giovani che abbiano il coraggio di non di ringiovanire il vecchio ma di sostituirlo.

  2. Giulia scrive:

    Giovani, giovani che non solo opinano ma che abbiano la voglia di difendere le loro opinioni, di difendere ciò in cui credono e di lottare per questo, giovani come quelli ucraini adesso, come i turchi mesi fa; peccato non si possa dire giovani come gli italiani, pochi, a dire il vero, quelli che sono disposti a mettersi in prima linea per difendere ciò che rimane di un paese in rovina.

  3. Rossana scrive:

    Ringrazio Agnese per i complimenti! oggigiorno viviamo nell’era dei social network, delle email, dell’essenziale; sicuramente l’immediatezza dei succinti messaggi ha agevolato la comunicazione, facendo leva sullo scambio diretto di informazioni, ma non bisogna dimenticare che la “lingua scritta”, ne ha risentito notevolmente! l’evoluzione della lingua è data dalla situazione linguistico-culturale dell’epoca in cui si vive, ma credo sia giusto “salvaguardarla” ,non perdendo la bellezza della nostra amata, invidiata lingua!

  4. Rossana scrive:

    Giulia, che dire, sono pienamente d’accordo con quella che è la tua linea di pensiero! bisogna ricordare ai giovani italiani che il futuro sono, siamo noi, i ventenni di adesso! bisogna dare ai giovani un motivo valido, per “combattere”, reagire alla società odierna che ha sprangato, annullato ogni nostra rosea visione di futuro! NON POSSIAMO PERMETTERE, ancora, che annientino la nostra Italia!

  5. Giulia scrive:

    Interessante digressione, spesso i significati originari delle parole stimolano riflessioni non scontante e utili a leggere la storia sotto un’altra lente

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