in Spagna, lotta per non riformare la legge sull’aborto

10 febbraio 2014 di: Daria D’Angelo

Il primo febbraio, da molte città spagnole, sono partiti convogli diretti a Madrid per protestare contro il progetto di legge del ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón, che intende vietare l’aborto come libera decisione della donna, limitandone il ricorso ai casi di violenza sessuale o di grave rischio per la salute. La riforma, che è un attacco all’autonomia delle donne e alla capacità di decisione sul loro corpo, rappresenta una battuta d’arresto molto grave. La legge attuale protegge la libertà delle donne senza costringere nessuna ad interrompere una gravidanza per cui affermare, come è stato fatto, che la riforma risponde alla necessità di rafforzare il diritto alla maternità, appare un evidente sarcasmo che insulta l’intelligenza. Difficile è comprendere i veri motivi della decisione, dal momento che finora i promotori hanno dato solo spiegazioni confuse e contraddittorie. Apparirebbe evidente soltanto l’esigenza di sedare le proteste di una minoranza “che conta”, ma per fare ciò la riforma, se diventasse legge, si tradurrebbe in una evidente involuzione che potrebbe generare una situazione di ingiustizia e di abbandono, e non risponderebbe in alcun modo a una domanda sociale.

I manifestanti in piazza a Madrid, tra cui molti uomini, hanno chiesto anche le dimissioni del ministro della Giustizia. Nessuno nel governo o nei partiti che lo sostengono ha spiegato la necessità di cambiare la legge vigente, perché, è evidente, non ce ne sono. La legge in vigore è conforme alle norme giuridiche dei paesi circostanti, si applica senza problemi sociali e, come emerso dai sondaggi, non ha potenziato il numero degli aborti, contrariamente a quello che alcuni avrebbero auspicato per ottenere il sostegno della maggioranza degli spagnoli. I manifestanti hanno dunque tutte le ragioni per dichiarare che “Non si tratta di una legge contro l’aborto ma di una legge contro le donne, contro la loro libertà e dignità”.  Strano che ciò accada proprio in una nazione come la Spagna, all’avanguardia su argomenti come la legalità del matrimonio fra omosessuali. Così come due uomini o due donne non possono avere naturalmente bambini, e ciò non significa che non siano in grado di crescerli dignitosamente, allo stesso modo è vero che non si può chiedere a un uomo e a una donna di avere a tutti i costi un figlio, se non possono crescerlo dignitosamente.

5 commenti su questo articolo:

  1. Clara scrive:

    La mancanza di commenti a questo articolo mi preoccupa. O la notizia ci ha lasciato senza fiato o ci siamo rassegnate ai continui attacchi alla nostra libertà e dignità. In entrambi i casi è necessario, secondo me, non lasciarsi andare rispetto ai fronti che continuamente si aprono contro i diritti acquisiti e le conquiste ottenute.

  2. gemma scrive:

    trovo non commentabile la negazione del diritto alla vita che
    ognuno di noi lo ha acquisito nel momento del concepimento
    qualcuno deve pure stare dalla parte di chi non ha la capacità di difendersi perché non ha voce per farlo
    perché è solo un bambino o una bambina che si sta formando
    e non può decidere né affermare il proprio diritto a nascere

  3. Ornella Papitto scrive:

    Gemma, qualche anno fa ho scritto una riflessione in merito all’interruzione volontaria della gravidanza e l’ho sottoposta ad un avvocato di Termini Imerese, molto considerato e soprattutto un religioso osservante. Rimase interdetto nei confronti della mia tesi, perché ognuno di noi, quando si esprime, esprime solo una personale tesi, non una verità, ma solo un personalissimo punto di vista. Anche se contrario, la trovò ineccepibile.
    Te la evito anche perché è abbastanza lunga ma, un aspetto per me fondamentale è consegnare la responsabilità della scelta alla madre, l’unica realmente coinvolta, l’unica a pagare, sulla propria pelle, e a dover rispondere alla propria coscienza. Quindi rispetto totale ed assoluto per la donna che decide per l’interruzione volontaria.

    • gemma scrive:

      non devo e non voglio giudicare chi si trova a vivere una scelta così delicata
      ho provato timidamente a parlare di diritto alla vita:
      penso che è difficile dire chi è il più debole
      nella lotta per l’esistenza

  4. Ornella Papitto scrive:

    Gemma carissima, non volevo assolutamente essere aggressiva nei tuoi confronti ma, semplicemente, determinata nel difendere la responsabilità della donna. Ci tolgono la vita e spesso ogni forma di responsabilità individuale.
    Aggiungo: ciò che mi stupisce nelle culture religiose è l’estrema attenzione alla vita che nascerà, ma spesso disinteresse, se non aggressività, per le vite che già ci sono. Sto sempre attenta alle contraddizioni, e questa è una contraddizione, e ogni contraddizione è sempre insopportabile. Ti abbraccio.

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