interrogativi sullo “sversamento di sangue politico” tra Letta e Renzi
Pochissime le affermazioni di Renzi, sinora, che lui stesso non abbia con parole o fatti smentito. Perché è giovane, è veloce, perché da quando è entrato in politica non ha subito stop o sconfitte e dunque può consentirsi tutto e il contrario di tutto? O perché anche la fortuna gli da una mano e Bersani brucia le sue carte dopo una vittoria risicata alle primarie, e Letta catapultato premier si trova con larghe intese sconvolte e lacerate? Inutile oggi girarci troppo intorno. Che volesse andare a Palazzo Chigi da subito, smentisca lui e altrettanto facciano i suoi, è palese nei fatti e nei metodi adoperati. Che di politica se ne intenda alla maniera di molti vecchi leader che dichiara di voler rottamare, e con cui ha avuto contatti da giovanissimo, che come loro sa parlare a tanta gente e giocare ad effetto con la sua capacità di affabulazione, in tanti lo comprendiamo senza sforzi. Ma ora come ora, dobbiamo dirlo senza troppi sforzi: non desideriamo in alcun modo che il rischio che vuole a tutti i costi correre, dopo soli 66 giorni dalla sua elezione a segretario del partito democratico – a meno che non ci sia dell’altro dietro tutto questo – lo debba portare al peggio.
Nel senso che si riveli anche per lui palude, e deluda chi sinceramente spera nel giovane ”taumaturgo” che si affanna ad impersonare. Abbiamo assistito col suo documento e la determinazione di farlo votare, ad una brutta pagina politica tra le peggiori, perché in una Italia dove tante brutte cose sono accadute, mai si era assistito alla defenestrazione di un presidente del Consiglio per mano del suo stesso partito. Sai che c’è stato? Qualcosa come: «caro Letta, tu fai parte del Pd ma il programma non ci va come lo porti avanti, i tuoi tempi sono lenti, fai migliore figura fuori Italia che dentro e noi tutti, anziché studiare insieme quel che possiamo fare per darti come è giusto una mano, collaborarti, perché così vuole un onesto gioco di squadra, ti spazziamo via sotto gli occhi di tutti. Dei nostri elettori soprattutto, che se votavano già con molti dubbi un partito che si dice democratico e di sinistra, perché questa era la minestra nel piatto, ora davvero non sanno, non a che santo votarsi, ma che ”santo” votare. Per tutte queste ragioni potrebbe dispiacerci se la poltrona a tre gambe su cui Renzi anela sedersi (sperando sappia tenere sospesi i suoi glutei), non duri per lui quanto basta ad attenuare le sofferenze e i disagi di una larga parte degli italiani, non riesca a fare qualcosa per ridare dignità parlamentare al paese perché questo ritrovi la voglia di votare e ne abbia salvo il diritto. E se sarà per lui quel voto, o per un partito vero e riconoscibile, cresciuto e rinnovato, sarà un gran bene. E se la democrazia ne uscirà visibile e garante, bene davvero. Viceversa ci sarà pronta una destra vecchia e nuova, e l’unico naturale nemico per Berlusconi resterebbe la sua carta d’identità. Di cui smusserebbero le conseguenze i suoi delfini, pronti al ricompattamento. Che amara consolazione averlo fin d’ora previsto!
Appendice al giovedì del Letta zero. Tutte le reti televisive hanno avuto pane per i propri denti: dirette, interviste, commenti senza sosta. Logico certamente, ma ad un dato momento si deve staccare la spina o ci si ritrova ancora una volta, nel giro di una settimana, il giornalista straniero grassoccio e soddisfatto col racconto del golpe di Giorgio Napolitano. Ha ragione Travaglio che molti questo golpe – e forse qualche motivo tutto italiano c’era – lo hanno ridimensionato a dovere ma egualmente resta musica per le sue letterine in ogni caso divertenti e abilissime. Tuttavia, prima del sonno ristoratore qualche altro sguardo a “Servizio pubblico” ha portato a vedere che qualche ospite insolito lo avevano rimediato e purtroppo, per chi di noi su Grillo ha manifestato paure e riserve, era l’on. Riccardo Fraccaro del M5S con cui ogni condivisione era plausibile. Come forse sarà accaduto allo stesso Michele Santoro che in apertura di programma, con canzoncina ad hoc ha fatto in sintesi una egregia analisi, passando dalla A alla Z per tutte le fasi di quanto politicamente ci è di recente accaduto e ci sta accadendo. Ma non ci serve pessimismo, disfattismo e ironia. Non ci servono troppo denunce, scoop, attacchi ad oltranza. Ci serve un paese che riesca a salvarsi. Il nostro. Dove, fosse solo la prima, ma tutte le pietre li scaglia non chi è senza peccato ma chi ne è carico. E noi vorremmo un minimo di onestà e di purezza in qualcuno che, nuovo di zecca o con un passato senza troppe macchie, si ritrovi in mano la fatidica pietra, una pietra sola. E, piuttosto che lanciarla, l’adoperi per iniziare a costruire qualcosa. E probabilmente, tanti altri onesti gli daranno una mano.
quando smetteremo noi italiani di votare “il + carino”o ” il+ simpatico?”
Vogliamo appassionarci a qualcosa di diverso dall’ultimo grido della moda,
per favoreeeeeeeeee?!!!!!!