Non si tratta “solo di un gioco”
Qualche tempo fa uno spot Sisal scatenava un vespaio di polemiche in rete: sulle note di Toto Cutugno, invitava gli Italiani a lasciarsi andare ai sogni, soldi, viaggi, champagne, tutto sarebbe stato possibile per chi avesse tentato la fortuna giocando al superenalotto. Uno spot discutibile, cui va però riconosciuta la capacità di rappresentare realisticamente una grossa fascia di Italiani, con le loro aspirazioni e debolezze.
Gli Italiani non sono mai stati così stregati dal gioco come adesso. Certamente complice –per quanto possa sembrare paradossale- il momento di crisi economica, è evidente come negli ultimi anni sia cresciuta l’offerta delle tipologie di gioco d’azzardo, con la moltiplicazione delle agenzie di scommesse, mentre slot machine e nuovi, sempre più invitanti giochi del tipo “gratta e vinci” hanno invaso tabacchi e bar. A ciò è da aggiungere l’infinita gamma di possibilità offerte in tal senso dalla rete.
Se il fenomeno è inquietante di per sé, un aspetto in particolare desta preoccupazione: l’aumento del gioco d’azzardo tra i giovanissimi, più a rischio rispetto ai giocatori adulti di sviluppare formepatologiche di dipendenza
Mentre ad affollare tabacchi e bar sono per lo più pensionati e casalinghe, le agenzie di scommesse sono infatti diventate centro di ritrovo abituale di moltissimi adolescenti. Per lo più maschi, in gran parte studenti delle superiori. Facile aggirare le norme che vietano l’ingresso e regolamentano il gioco dei minorenni. Fra le proposte del web, invece, le più gettonate fra i giovanissimi sono il poker e le scommesse sportive. Una realtà meno visibile, ma più pericolosa: perché immateriale e quindi percepita come meno rischiosa, perché sempre a portata di mano, perché nella solitudine della propria casa il giocatore non ha freni inibitori, non potendo incorrere nello sguardo giudicante altrui.
Sebbene l’opinione pubblica tenda spesso a sottovalutare i rischi della “ludopatia” fra i ragazzi, che, rispetto agli adulti, hanno in genere meno disponibilità di denaro, e dunque meno possibilità di danneggiare economicamente se stessi e le loro famiglie, gli effetti di un gioco ossessivo, con il carico di stress e frustrazione che inevitabilmente comporta, sono seri, e non possono non ripercuotersi sulla vita affettiva, sociale e sulla carriera scolastica del ragazzo dipendente. Spesso ne risulta minata anche la serenità familiare: molti genitori segnalano piccoli ma frequenti furti fra le pareti domestiche. Più che mai in un momento delicato come quello attuale, inoltre, sembra grave che un’ampia fascia di giovani si abitui a riporre nella fortuna e nella speranza di una vincita “facile” le proprie aspettative.
Certamente non aiuta l’eccessiva leggerezza che sembra caratterizzare l’atteggiamento comune nei confronti della crescita dell’offerta e del numero di fruitori nell’ambito del gioco d’azzardo, tanto più che l’immagine in genere festosa del fenomeno offerta dai media rafforza l’impressione generale che sia “solo un gioco”.
Un segnale in controtendenza è offerto dalla crescente quantità di esercizi commerciali che di recente hanno rifiutato l’inserimento nei propri locali di slot machine e simili, nonché del diffondersi del fenomeno degli “slot mob”, eventi costruiti attorno ai locali slot-free per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi del gioco d’azzardo.
Nel novembre 2013 la campagna no slot è sbarcata a Palermo con il primo slot mob siciliano, durante il quale il proprietario dello slot-free Bar del Kassaro è stato premiato dal sindaco Orlando. Il 22 febbraio toccherà a Catania.
Il pericolo del gioco, del prendersi il “vizio” del gioco, viene spesso sottovalutato, spesso viene visto come meno rischioso della droga o dell’alcolismo, ma non è così, proprio perché sottovalutato questo vizio ha una potenza maggiore, poiché non viene controllato e si espande a vista d’occhio, lasciando i ragazzi in balìa di quella che è una vera e propria dipendenza che porta con sé anche altro, poiché ragazzini che non hanno disponibilità economica propria di ritrovano a “darsi da fare” per poter alimentare quello che visto come un gioco innocuo è divenuto, invece, un terribile schiavo.
Scusate, volevo scrivere “un terribile padrone”
Non basta aumentare i controlli per ridurre l’ingresso dei giovanissimi a questi tipi di “giochi rischiosi” è l’educazione che deve mettere in guardia i ragazzi! Non però istituendo obblighi ma facendo capire, facendo interiorizzare che i “soldi facili” sono quasi sempre, ahimè, un’illusione.