onore agli ucraini europeisti

22 febbraio 2014 di: Rosanna Pirajno

Per noi, che siamo nati in Europa e l’Europa Unita l’abbiamo vista nascere, non è facile da capire perché in Ucraina si stiano ammazzando per entrare a farne parte. O meglio, non si capisce l’intreccio di interessi denaro corruzione affari e potere che lega il governo del paese alla Russia di Putin, impedendo con le armi che prevalga lo schieramento europeista che perdippiù avanza la richiesta di “giustizia trasparenza democrazia”, ad un presidente che fa scoppiare la guerra civile piuttosto che dimettersi. E’ anche vero che in Europa conquista terreno una destra “anti” e che da noi Lega e M5S convincono i loro elettori che la moneta unica “ci ha impoveriti” e che l’uscita dall’euro e il ritorno alle monete nazionali, sia la salvezza per tutti. Eppure loro, i ribelli di Kiev, sfidano i cecchini e l’esercito governativo che hanno già fatto cento vittime per le ragioni “pro” che noi stiamo dimenticando: la libera circolazione negli stati componenti, la fine dei “possibili” conflitti come quelli che hanno insanguinato paesi vicinissimi fino a una manciata di decenni fa, una crescita comune che, mettendo insieme risorse da spartire in pace e sperabilmente in armonia, annulli le differenze economiche esaltando quelle culturali. Questo è in buona parte quello a cui mira l’unione di paesi e popoli europei, che tuttavia sappiamo ancora fortemente carente per altre non realizzate questioni. E’ per entrare in questa compagine imperfetta, dove almeno vige la democrazia che a loro difetta, che si sta battendo buona parte di Ucraina, paese che stentiamo a collocare geograficamente senza l’aiuto di Google maps e però noto per le terribili vicende di Yulia Tymoshenko, primo ministro a cui non è bastata la devozione del suo popolo per non finire gettata in galera dal suo successore, per colpe di cui poco e niente si riesce a sapere.

Le immagini che arrivano da Kiev sono terrificanti, la bella piazza della Indipendenza è un ammasso di gente e macerie, tende da campo e cimiteri all’aperto, edifici anneriti e auto in fiamme, soldati che picchiano o sparano e civili che fuggono o cadono o muoiono, militari morti o catturati, sguardi torvi e lacrime e ceri. Una guerra civile che il presidente Janukovyc ha innescato e non ancora fermato, volendo forse dimostrare che avendo a fianco “l’amico Putin” non sarà l’Europa a impedire i conflitti, né tanto meno a stroncare la sua carriera di zar in seconda.

1 commento su questo articolo:

  1. Noemi scrive:

    Belle foto e bello il tuo articolo che descrive senza parteggiare vigorosamente.

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