TRE DOMANDE SU RENZI

16 febbraio 2014 di: simona mafai

E allora, Renzi.  E va bene.

Comunque, al di là di ogni valutazione, non posso che augurarmi, nell’interesse del Paese (questo “Paese” tirato in ballo da tutti, ma spesso solo per giustificare interessi di parte e/o personali) che Renzi ce la faccia e faccia bene.

Ciò non mi esime da alcune considerazioni.

Primo. La nostra epoca, è chiaro,  esige una crescente accelerazione delle decisioni. Se c’è un solo motivo che mi accomuna ai sostenitori di Renzi, è proprio il calcolo del tempo mostruoso,  decenni  e decenni, in cui l’Italia ha parlato  di riforme senza farle. Che almeno si cominci, dunque!  Ma …Ma non a scapito delle pratiche della democrazia. La democrazia ha tempi diversi e a volte affoga nelle lungaggini; spesso, con infinite pretese garantiste e dilatorie  paralizza le decisioni di maggioranze legittime (facendo sorgere sotterranei auspici  di “un uomo solo al comando”).  Alcune di queste pratiche vanno apertamente contestate, senza complessi di inferiorità, e cancellate. . Ma alla democrazia non si deve né si può rinunciare.

Secondo. Renzi assicura che non ci saranno mai più “larghe intese”. Si tratta di  una assicurazione che sarà velocemente smentita.  Infatti le larghe intese insediatesi dopo le elezioni,  non sono state una libera scelta, ma il frutto di uno stato di necessità dovuto ai risultati elettorali, i  famosi benedetti NUMERI, che non sono cambiati dall’anno scorso, e che potrebbero cambiare solo con nuove elezioni. Accantonate definitivamente le quali, il governo Renzi non potrà durare senza  l’appoggio, esplicito o implicito, di parlamentari rappresentanti dell’ elettorato di  centro-destra.

Terzo. Che fine ha fatto la legge elettorale, che era stata considerata così urgente da giustificare, da parte di Renzi,  il richiamo  sulla scena  di Berlusconi? Pare accantonata …. E se da qui al 2018 Governo e nuova  maggioranza  lavoreranno  per le riforme, per le quali è chiesto l’esplicito indispensabile sostegno del suddetto,  si determinerà obbligatoriamente un lungo viaggio su un doppio binario (le cui rotaie si avvicineranno sempre più).

Fine della storia. Grillo si era proposto di  “aprire il Parlamento come una scatola di tonno”, ed infatti i deputati 5Stelle avevano umiliato il Parlamento,  salendo  sul tetto di Montecitorio, occupando i banchi del Governo, sabotando il lavoro delle Commissioni. Adesso, per le sorprendenti capriole  della politica, sono proprio i 5Stelle che difendono clamorosamente le prerogative del Parlamento che volevano scoperchiare. Ma l’apriscatole, pian piano, è  passato nelle mani di altri.

1 commento su questo articolo:

  1. Rita scrive:

    Cara Simona,
    sono completamente d’accordo con te e mi/ti pongo una domanda scomoda: come mai da tante menti eccelse
    e accreditate penne si è acclamato “il nuovo divo”? insomma, cui prodest tutto ciò?

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