alternanza di genere, la bocciatura

17 marzo 2014 di: Milena Gentile

Forse non ne siamo pienamente consapevoli, ma abbiamo assistito, con la bocciatura alla Camera dei deputati dell’alternanza di genere nelle liste elettorali, all’ennesimo atto di violenza perpetrato contro le donne. Si, perché di violenza si tratta, a dispetto di qualche benpensante che la vorrà buttare sul fondamentalismo femminista e certamente troverà adepti al suo seguito. Si definisce violenza in senso sociologico “ogni forma di aggressione, di coercizione, di dominio, e anche, più astrattamente, di influenza, condizionamento e controllo delle attività (…), esercitata non tanto da singoli quanto dalle istituzioni che detengono il potere” (Dizionario Treccani).

Se già è grave la violenza perpetrata dal singolo individuo, lo è immensamente di più quella delle Istituzioni nei confronti della metà dei cittadini che dovrebbero rappresentare, le cittadine appunto. Come possono, queste stesse Istituzioni, operare quei necessari correttivi in una società che troppo spesso rivela retaggi di un patriarcato che circoscrive la donna entro ambiti controllati dall’uomo? In un sistema elettorale dove si toglie all’elettore la possibilità di scegliere; dove non gli si da neppure l’opportunità della doppia preferenza di genere con la quale in piena autonomia decisionale possa affiancare al voto per un uomo quello per una donna e viceversa; in una legge siffatta che prevede liste bloccate, dove sono i partiti a scegliere gli eletti senza un criterio codificato e condiviso; ciò considerato, come si può giustificare l’assenza di garanzie di genere?

Può il Parlamento della Repubblica Italiana non fare propri i criteri di “adeguatezza” e “garanzia” della equilibrata presenza di genere, individuati dall’Ue in misura pari al 40% minimo per ogni genere e recentemente ribaditi da una sentenza del Tar Lazio? Come dovrebbero queste stesse istituzioni (con la “i” minuscola), che negano principi di diritto di cui dovrebbero farsi garanti, operare quei cambiamenti culturali che urgono? Scegliere di escludere senza una ragione plausibile la parità di genere all’interno delle liste, così come bocciare l’alternanza dei capilista, significa perpetuare e consolidare una sottocultura che ritiene “normale” tenere le donne ai margini dei luoghi di decisione e costrette ad essere prescelte dagli uomini per “gentile concessione”. Né più né meno di quello che pensano gli uomini che uccidono le amanti-mogli-fidanzate che decidono di sottrarsi al loro controllo.

(Milena Gentile è Presidente Emily Palermo di fresca nomina, e noi ne siamo molto contente e le auguriamo con affetto buon lavoro, convinte che svolgerà con impegno e determinazione il suo compito poiché possiede i meriti e lo spessore morale che la rendono degna erede della indimenticabile Alessandra Siragusa)

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