il Costamagna-pensiero che non convince

6 marzo 2014 di: Ornella Papitto

Tutto si concentra in Mezz’ora dell’Annunziata, Claudio Costamagna è lì, banchiere soddisfatto, ad esprimere liberamente il proprio pensiero economico e politico. Parla dell’importanza di avere una bella idea e di avere un gruppo di lavoro capace di affrontare le sfide per vincerle. Benissimo. Nell’analisi abbiamo, paradossalmente, visioni comuni ma non nelle soluzioni. Concordo sulle cattive scelte di Renzi: «una squadra con un curriculum non all’altezza… mi aspettavo più sostanza… i mercati temono il ritorno di Berlusconi, figura anomala e inaffidabile…». Mi chiedo: ma Renzi coltiva illusioni? Oppure coltiva ancora la filosofia del “super uomo”? Se seguiamo il pensiero di Costamagna, e anche mio, li coltiva bene entrambi.

La divaricazione si presenta quando il banchiere affronta il suo desiderio sulla cessazione del contratto di lavoro “a tempo indeterminato”. A suo dire aumenterebbe la produttività dell’Italia. La perdita della certezza del posto fisso farebbe miracoli… E no. Proprio non ci sto. Questo modo di pensare toglie le responsabilità ai politici, che individuano loro il direttore generale di turno con tutto lo sconquasso conseguente. Toglie le responsabilità della gestione del personale ai dirigenti … anche loro nominati, non scelti sulla base del “curriculum all’altezza”. Tale modalità e responsabilità, solo politica, invece, spegne le belle menti, quelle che non hanno bisogno di sentirsi controllate e quindi spegne o meglio “astuta” la speranza di giustizia economica e sociale, lasciando inalterato il tutto.

Caro Costamagna, troppo facile spostare il problema sul lavoro a tempo indeterminato, che, al contrario crea sicurezza e garantisce la continuità proprio agli imprenditori e non solo ai lavoratori, invece di spingere per restituire ad ognuno, dall’apice della piramide fino alla base, dove mi colloco anche io, la responsabilità individuale, l’unica via per aumentare la produttività dell’Italia tutta.

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