La mafia è finita?
Con questo sorprendente interrogativo, la settimana scorsa, si è presentata, in una libreria di Palermo, la rivista “Segno”. E perché mai sarebbe finita? Perché non ci sono quasi più delitti, perché i componenti della cupola sono in carcere, perché la coscienza antimafiosa si è estesa. Quindi, come tutte le cose umane (ricordo delle parole di Giovanni Falcone) anche la mafia sta finendo. (E forse potrebbe, se non finire, profondamente modificarsi, anche l’antimafia).
Dopo la manifesta sorpresa degli astanti a queste parole, messo a nudo il carattere sostanzialmente provocatorio della domanda, è cominciata un’ampia discussione, cui hanno partecipato giornalisti, giudici, storici, esponenti politici, cittadine e cittadini.
La mafia certamente non è finita; ma si sono registrati nel corso degli ultimi anni, mutamenti e limitazioni di cui prendere atto. Tenendo presente (parole di un giudice) che della mafia si devono sempre valutare insieme la complessità e la elasticità. La mafia, in quanto Cosa nostra, si è indebolita; oggi si conosce abbastanza bene la sua struttura; sono stati costanti l’azione di contrasto dello stato e la repressione penale. La cattura dei latitanti, il sequestro dei patrimoni, il regime del 41 bis – hanno determinato la riduzione del suo potere. Ma non è vero che non ci sono più delitti. Avvengono ancora molti delitti, apparentemente minori, i cui autori rimangono spesso sconosciuti, e sui quali sorvola l’attenzione dei media, concentrata su alcuni privilegiati filoni di indagine. La struttura mafiosa non è scardinata; risulta anzi che gli affiliati mafiosi, anche ultimi arrivati, rispettano e seguono le vecchie regole, e tentano di ricostituire un comando centrale, avallato dai vecchi capi.
Quanto al cosiddetto “risveglio etico antimafia” esso è ancora insufficiente; in intere zone e famiglie, la cultura mafiosa continua a tramandarsi in modo ferreo. Occorre quindi continuare l’opera di denuncia antimafiosa e proporsi la costruzione di una coscienza civile diffusa contro la violenza e la corruzione, operando – anche attraverso le istituzioni e la politica – per l’affermarsi di una comunità accogliente e solidale, capace di ascoltare e di aiutare le tante solitudini esistenti, che spesso cadono nel ricatto della illegalità e del clientelismo. Fare quindi un’ antimafia meno verbosa e più fattiva. (Un grande ruolo in questo campo potrebbero svolgerlo le donne).
Conclusione? Cosa nostra non è morta, ma è stata colpita. La mafia non ha vinto!.
Cara Simona secondo me questa ipotesi che la mafia abbia accorciato le sue braccia è puramente apparente, forse difficile anche da capire perchè è diventata più agile e si è modernizzata, la mentalità mafiosa purtroppo ha corrotto molti animi, troppi perchè possa scomparire, bisogna tenerla sempre sotto tiro e non farsi illusioni.
certo la mafia è stata colpita, ma come le bestie ferite reagirà. Di fatto la mafia colpisce e come! basti pensare al PIZZO e quanti lo pagano, compresi i venditori ambulanti. Le recenti minacce a Di Matteo dimostrano che l’apparente declino è solo fittizio. Colpisce e colpirà purtroppo. La corruzione dilagante non è solo frutto del berlusconismo ma di una mentalià aggressiva e mafiosa che connota il POTERE a tutti i livelli.
Io Gentile senatrice Mafai sono ancora più pessimista della sua conclusione, la mafia forse non è stata neanche ferita, ha cambiato volto e struttura.