una coalizione di sinistra è possibile, forse

14 marzo 2014 di: Federica Aluzzo

Attratta dalla rinnovata posizione dell’on. Fassina nei confronti delle politiche europee, molto più critica delle altre correnti interne al Pd, molto più determinata, all’apparenza, nel voler fare opposizione ad un sistema che ormai è chiaro a tutti essere risultato fallimentare, ho preso parte al convegno Titanic Europa organizzato da Fassina stesso alla Camera venerdì 7 marzo. E’ stato interessante notare come ci sia una coerenza nel definire democratico un partito che in effetti dà voce a tutti, anche a posizioni molto distanti e a volte contraddittorie tra loro. Si passava da chi additava il Pd come la causa di tutti i mali, in quanto con Prodi ci ha fatto entrare nell’Eurozona ed ora ha serie difficoltà nel far convivere l’Italia con un rigore ed un’austerità che portano le persone al suicidio, e chi invece additava le politiche keynesiane messe in atto negli anni passati come la causa della crisi attuale.

Ma tutti concordavano su una cosa: è necessario far crescere la consapevolezza sulle cause della crisi economica tra gli italiani. Non si può continuare a parlare solo di sprechi della politica, incapacità degli ex governatori dell’Italia, di corruzione e dei problemi interni a casa nostra, che senz’altro ci sono e vanno risolti. Adesso bisogna svegliarsi da un torpore che non ci permette di vedere al di là del nostro naso, alzare lo sguardo verso la Commissione europea e la Grande Finanza da cui tutto dipende, per capire che i vincoli ed i trattati che l’Italia ha sottoscritto con l’Europa sono come dei lacci attorno ai quali ci stiamo strangolando, che non si può più dire sempre Sì a questo sistema, sottomettendoci come se fossimo sudditi di politiche basate sulle esportazioni che non ci appartengono. Bisogna permettere investimenti che facciano riprendere l’economia reale, facendo crescere la domanda interna e se qualcuno afferma che pareggio di bilancio e crescita sono compatibili, tutti i relatori erano d’accordo nell’affermare che non ci può essere alcuna ripresa dell’economia reale se non si cambia rotta. Se non sarà possibile allentare i vincoli europei permettendo investimenti, così come sostenuto da economisti del calibro di Bagnai, Cesaratto, Stirati, Giacchè e altri ancora, ci si vedrà costretti a valutare se tornare ad avere una moneta sovrana, e nonostante questo, secondo Fassina, sarebbe una sconfitta nei confronti di una classe politica che ha sognato l’Unione europea. Il problema, secondo me, è stato il punto di partenza per costruire questa unione in quanto la moneta unica doveva essere l’ultimo tassello della costruzione di una Europa solidale dei popoli, in cui Democrazia doveva essere la parola d’ordine.

Ma a quanto pare al Pd viene troppo duro smontare il castello costruito, che era di sabbia, senza fondamenta. E allora, bene le critiche a questa Europa, ai trattati, ma adesso il Pd pensi anche ad una soluzione più radicale nei confronti della macroeconomia monetaria, andando al di là dell’introduzione della golden rule nei bilanci nazionali e gli euro-project bonds, dimostrando di essere coerente e colmando quel vuoto che si sente sempre più forte nel popolo italiano, che ancora attende con ansia le riforme di Renzi e intanto sogna una sinistra realmente vicina ai cittadini. Il timore è che alla delusione segua la ribellione. Non c’è più tempo. Occorre una grande coalizione di sinistra capace e coerente, che abbia a cuore i cittadini più delle banche e della grande finanza.

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