aspettando i barbari
Dopo “Itaca”, poesia del poeta greco Kavafis, pubblicata su questo sito in occasione della giornata mondiale della poesia, nella considerazione dei consensi edegliapprezzamenti ricevuti, proponiamo un altro testo – fra i più celebrati – del medesimo autore che, pur scritto nel 1904, sembra percorrere, con amara e sottile ironia, le vicende attuali del nostro paese in una cornice di generale decadenza.
Aspettando i barbari
Cosa aspettiamo qui riuniti nella piazza?
Oggi devono arrivare i barbari.
Perché mai tanta inerzia al Senato?
E i senatori perché siedono e non legiferano?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi possono fare i senatori?
Quando arriveranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore si è alzato di buon’ora
e sta alla porta grande della città,
solenne in trono, con la corona sulla fronte?
Oggi arrivano i barbari.
Il sovrano è in attesa di ricevere
il loro capo; anzi, ha già pronta la pergamena
da offrire in dono
dove gli conferisce molti nomi e titoli.
Perché i nostri due Consoli e i Pretori
stamane sono usciti in toga rossa ricamata?
perché portano bracciali con tante ametiste e
anelli con smeraldi luccicanti?
perché hanno in mano preziose bacchette
tutte d’oro e d’argento rifinito?
Oggi arrivano i barbari,
e queste cose ai barbari fan colpo.
Perché non vengono come sempre i bravi oratori
a snocciolare i loro discorsi?
Oggi arrivano i barbari
e i barbari disdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questa inquietudine
e questa agitazione? (oh, come i volti si son fatti gravi).
Perché rapidamente si svuotano le strade e le piazze
e tutti fanno ritorno a casa preoccupati?
Perché è già notte e i barbari non vengono.
È arrivato qualcuno dai confini
a dire che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Dopotutto, quella gente, era una soluzione.
Costantino Kavafis
questa poesia, scelta benissimo, sembra essere stata scritta per la nostra italietta. Kavafis è stato come tutti i poeti premonitore e profeta. a parte la questione del senato che è tutta nostra, l’arrivo dei “barbari” mi fa pensare egli immigrati che, purtroppo, sono visti proprio come “barbari” e “intrusi”. Il razzismo è una piaga sociale e culturale che si combatte poco e male.
Francesca ti avevo già detto che per la mia passione per Kavafis la tua scelta era buona, ora che è sul web mi sembra ancora più bella e sopratutto adatta a questi momenti critici di questa piccola Italia.
Grazie per farci condividere questi momenti d’Arte in momenti difficili, dove i barbari possono spuntare da tutte
le parti, con le camice verdi, i k-way blu, o i “vaffa” sulla maglietta.
A me da conforto pensare che possano non irrompere. Speriamo!