I messaggi dei ragazzi coreani
Della spaventosa tragedia avvenuta nei mari della Corea del Sud, non è facile (e del resto a che servirebbe?) parlare. Un carico di giovanissime vite , quasi tutti studenti e studentesse, è stato sepolto nelle acque gelide dello Stretto di Corea, mentre il battello che li trasportava andava in pezzi. Pessimo il comportamento del comandante della nave e di tutto l’equipaggio. Le vittime del disastro, i cui corpi sono ancora in parte intrappolati nella nave, sono oltre trecento: intere classi di un liceo in gita scolastica. Il vicepreside, che aveva proposto e organizzato il viaggio, una delle poche persone scampate al naufragio, si è suicidato alcuni giorni dopo . “Sopravvivere è troppo doloroso” – ha scritto.
Commoventi al limite della sostenibilità i messaggi inviati tramite i cellulari dai ragazzi che stavano naufragando. Un messaggio: “Mamma, questa potrebbe essere l’ultima volta che ho la possibilità di dirti quanto ti voglio bene”. Un altro: “Mamma, sto morendo, la cabina è piena d’acqua, voglio chiederti scusa per i dispiaceri delle ultime settimane”.
Ricordo altri tragici, simili, messaggi lanciati dalle Torri gemelle che crollavano, ed anche dall’aereo che due terroristi fanatici pilotavano perché si schiantasse sul Pentagono …un ultimo saluto ai genitori, alla sorella…. Forse affermarlo non è politicamente corretto, ma – mentre si studiano con sottigliezza le differenze etniche e religiose dei popoli – mi sembra di cogliere da questi messaggi strazianti una conclusione diversa: siamo più uguali di quanto sembra, le relazioni di amore ci sono comuni, come i dolori.Ovunque ci si trovi nel mondo.
Cara Simona, leggo spesso i tuoi articoli nel ricordo vivissimo dei tuoi appassionati comizi tenuti a Ficarra e del fraterno legame che legava te e Pancrazio a mio padre.