Il gioco degli specchi e le possibilità di un cambiamento

27 aprile 2014 di: simona mafai, 28 aprile

Se volessimo ridere di una situazione politica che allegra non è,  potremmo scherzare sul  fatto che ciascuno dei tre leader protagonisti della contesa in corso,  accusa gli altri due di assomigliarsi, anzi: di essere la stessa cosa. Grillo dice che Renzi e Berlusconi sono uguali; e così Berlusconi dice di Renzi e di Grillo; e altrettanto, più o meno, dice Renzi dei suoi avversari. Avremmo quindi una contesa politica  equivalente a un gioco di specchi?

Tutti dicono di voler cambiare il paese; ma uno rappresenta più di venti anni di malgoverno:  non ha cambiato ieri, non cambierà domani;  un altro vuole rompere tutto ma non dice   qual è  il nuovo che vuol costruire; Renzi fa una serie di proposte abbastanza precise, ma non si sa con quali forze e numeri potrà realizzarle.

Molti sono convinti che  è giunto il momento di operare una svolta decisa nella vita politica ed economica del nostro paese: nel funzionamento delle istituzioni e nel rapporto tra loro;  nel sistema di welfare e degli ammortizzatori sociali;  nella direzione dell’economia e nel sistema fiscale. Ma quando si propone (o si comincia) a cambiare, sorgono esitazioni e dubbi,  anche da parte di chi si è sempre dichiarato a favore del cambiamento.

Da almeno tre decenni si parlava di eliminare il “bi-cameralismo perfetto”; ma di fronte alla concreta proposta di abolizione  del  Senato, dubbi e controproposte si moltiplicano…..”anche i prossimi senatori devono essere scelti con elezione diretta” …..”essi devono continuare a svolgere molte ed ampie funzioni”…Ma se deve venir fuori un  Senato appena camuffato,  il gioco non vale la candela.

Altri malesseri si cominciano a registrare.  Cittadini che hanno auspicato il  cambiamento, si accorgono che alcuni aspetti di questo  cambiamento possono colpire il loro  reddito  (tetto agli stipendi degli alti funzionari);  che il cambiamento può azzerare minuscoli privilegi cui si era abituati (tasse minime sugli interessi dei conti correnti);  che l’opera di razionalizzazione della spesa modifica  anche la condizione dei dipendenti (si vendono le auto blu: e gli autisti cosa faranno?).

Siamo arrivati al cambiamento tardi, quando le cose che meritano di essere cambiate sono tante e così incistate nel vivere quotidiano, che  c’è  la paura che i cambiamenti – invece di irrobustire il palazzo – possano farlo franare. Come gli edifici vetusti, che qualcuno sostiene sia meglio non toccare: il restauro può determinare il crollo.

Ma grande è il bisogno di una casa nuova, pulita e solida.  E se le proposte di cambiamento saranno precise e fattibili,  se saranno  chiari i  vantaggi che esse porteranno  alla maggioranza della popolazione,  le cittadine e i cittadini  sfideranno eventuali possibili rischi,  e sceglieranno –   senza farsi ingannare dal gioco degli specchi che vuol far apparire tutti uguali.

1 commento su questo articolo:

  1. rita scrive:

    e poi si sa che i cambiamenti sono difficili e dolorosi ad una certa età,e la nostra Repubblica non è giovanissima,
    ma ancora vitale, come si vede dalle accese discussioni. Non vedo l’ora che sia….domani!

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