la Chiesa cattolica proclama santi ma trascura le riforme

28 aprile 2014 di: Sergio Masi

La Chiesa cattolica ha proclamato altri due santi e guarda caso due papi. Attenzione, non ho alcuna difficoltà ad ammettere che Giovanni XXIII fu un papa rivoluzionario, non perché era “il Papa buono”, quello del bacio ai bambini o il visitatore delle carceri (cose fin troppo scontate per un soggetto che si fregia del titolo di rappresentante di Gesù Cristo in terra). Piuttosto perché ebbe il coraggio (lo chiamano eroismo perché l’enfasi e la retorica non fa loro difetto) di indire il Concilio Vaticano II. Quello che le masse plaudenti e “ignoranti” non sanno, è che il Concilio Vaticano II nelle sue determinazioni maggioritarie aveva preso in seria considerazione la revisione della c.d. “morale sessuale della Chiesa”. Insomma, in breve aveva concluso che bisognava rivedere il rigore circa il divorzio, e relativa scomunica dei divorziati, l’uso del preservativo e il controllo delle nascite in genere. Ovvero tutti quei pesi gravosi (“hanno posto sul collo del mio popolo pesi insopportabili”, 660 prescrizioni dei farisei, sadducei e quindi il clero ai tempi di Gesù) che fecero dire al Cardinale Martini che la Chiesa era arretrata di 200 anni. Peccato che Paolo VI accolse la relazione minoritaria del Concilio e non cambiò una virgola della “morale sessuale”. Ma per fortuna è scritto nella Bibbia «ho scritto la mia legge nei loro cuori» per cui i veri cristiani se ne sono infischiati altamente della morale sessuale della Chiesa e le chiese si sono mano a mano sempre più svuotate. Ricordo bene un periodo in cui andavo a messa e trovavo solo una ventina di vecchiette devote che pregavano con il rosario in mano la statua della Madonna.

Su Giovanni Paolo II che dire. Certo è stato un papa che si è prodigato ad evangelizzare il mondo, il primo a scagliarsi contro la mafia (ma anche queste cose normali per il rappresentante di Gesù sulla terra). L’eccezionalità di questi due papi, secondo l’insegnamento del Vangelo, è semplicemente “normale”. L’anormalità sono stati tutti gli altri papi della Chiesa cattolica degli ultimi secoli, che hanno pensato più a consolidare il proprio potere temporale che a fare e operare “santamente”. Se poi vogliamo essere ancora più obiettivi, sono più Santi Pino Puglisi e Beppe Diana che hanno avuto questa volta sì “l’eroismo” di farsi uccidere per avere predicato veramente il vangelo, scagliandosi contro mafiosi e camorristi. Quando è necessario infatti bisogna prendere delle cordicelle, fare delle fruste e scacciare i ladri dal tempio. Altro santo che io farei subito è Giovanni Paolo I, che disse di voler abolire lo Ior e dare i tesori della Chiesa ai poveri, e che morì “misteriosamente” pochissimo tempo dopo aver detto pubblicamente queste cose.

Ma poi, se dobbiamo esaminare i fatti alla luce della teologia, dobbiamo dire che nella bibbia e nei vangeli si dice «Uno solo è il Santo: Dio». Solo dopo, negli atti degli apostoli S. Paolo dice che noi diventiamo “santi” se imitiamo Cristo. Infatti i più fini teologi, come Vito Mancuso, riconoscono che la Chiesa Cattolica è più la Chiesa di S. Paolo che quella di Gesù e, negli atti degli Apostoli si legge che fin da allora c’erano i seguaci di Pietro, quelli di Paolo e quelli di Tommaso Didimo. D’altronde, se guardiamo la storia del Cristianesimo (Illuminante il volume di Augias scritto a due mani con uno storico delle Religioni: Storia di Gesù) le divisioni dovute alle varie interpretazioni della parola di Gesù determinarono le varie ”sette” di oggi: evangelici, protestanti luterani, protestanti di altre eziologie, Greco-Ortodossi e chi più ne ha più ne metta. Tanto vero che Giovanni Paolo II, rendendosi conto dell’assurdità di tali divisioni, fece molti tentativi di unire i cristiani di tutte le confessioni (Assisi).

Per me, il brano più illuminante del Vangelo è l’incontro con la samaritana dove Gesù, vero e unico teologo, afferma – a proposito della divisione di allora fra ebrei e samaritani – che è giunto il momento che non nel pozzo di Giacobbe né in Gerusalemme si adorerà Dio, ma in ogni luogo e in nessun luogo. Cioè si adora nel proprio cuore. E nel brano di Niccodemo afferma che bisogna “rinascere” e diventare figli di Dio anziché solo figli della carne (dei propri genitori). Allora concludendo, tutte queste esteriorità e celebrazioni corrispondono al dettato evangelico, o all’esigenza della Chiesa Cattolica di recuperare le tante pecorelle sperdute? Ma la Chiesa, se vuole veramente recuperare le tante pecorelle sperdute, deve riconoscere tutti i suoi torti storici, cosa che peraltro fece Giovanni Paolo II, e continuare con Francesco a riformare la Curia, lo Ior e tutte le incrostazioni “temporali” della Chiesa. Donare agli immigrati, clandestini e non, i tanti conventi e conventicole varie, mentre a Palermo l’Istituto Sacro Cuore è in vendita.  In Piazza S. Pietro, spogliarsi i cardinali di tutti gli ori, anelli preziosi e mondanità varie, incluse auto blu, e forse cominceremo a credere nella “santità” della Chiesa cattolica. Speriamo che la scelta del nome Francesco, il Santo dei poverelli, aiuti il papa in carica ad attuare la “rivoluzione del Vangelo“.

3 commenti su questo articolo:

  1. Patrizia.T. scrive:

    Ciao Sergio, oltre ad essere un grande esperto di teologia sei un’uomo di buon senso, vorrei che questo articolo lo leggessero in tanti

  2. silvia scrive:

    Caro Sergio, a ben vedere già dall’Antico Testamento ci sono vari riferimenti al concetto di santità dell’uomo, in relazione alla fedeltà del patto di Alleanza con Dio. Mi sono tornati a mente alcuni passi : ad esempio in Esodo 19 “voi sarete per me un popolo di sacerdoti ed una nazione santa” e in Levitico 19 “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo.” Nel discorso della montagna Gesù ha poi proclamato le Beatitudini per concludere : ” siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. A ragione dici che la Chiesa, come Istituzione, è stata la prima a tradire questo invito alla Santità contaminandosi spesso con gli idoli del mondo (denaro, potere ecc), mentre molti semplici sacerdoti, religiose e laici sono stati veri testimoni del Vangelo ed a tutt’oggi Martiri della fede. Sulla morale sessuale aggiungo solo che Paolo VI arrivò almeno a parlare di “maternità e paternità responsabile” ed anche se poco fu già affermato un primo concetto importante. Molto c’è da fare ancora sulla pastorale dei divorziati, ma non è corretto parlare di “scomunica” da parte della Chiesa perché non c’è mai stata! Forse hai usato l’espressione in senso lato.

  3. sergio masi scrive:

    Certo l’ho detto in senso lato, tuttavia negare la comunione ai divorziati anche se non è una formale scomunica è chiamare fuori dai sacramenti e quindi la differenza con la scomunica è molto labile.
    Quanto alla santità, ribadisco che Gesù nei valngeli dice “uno solo è Santo Dio”. E poi diciamolo francamente pochi hanno seguito veramente ed integralmente Gesù: S. Francesco che infatti è stato soprannominato il secondo Gesù Cristo. Tutti gli altri: “Dubito ergo sum”.
    Sergio Masi

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