ci porgiamo domande

4 maggio 2014 di: Fortunata Pace

Ma la domanda vera, essenziale da porsi è: cui prodest? Definiamoli in mille modi, questi gruppi di violenti – organizzati e pronti a tutto – che piombano in una piazza dove altri stanno manifestando in modo serio e significativo, ma ove anche una delle definizioni fosse esatta, la domanda resta. A chi giova, l’azione criminale di guasti e sopraffazioni di questi ormai tristemente noti che chiamiamo black bloc? Esasperano la gente civile e democratica che riesce ancora a pensare con la propria testa. Imbrattano – da noi, a Roma – una grande protesta che stava svolgendosi contemporaneamente un po’ ovunque e si impadroniscono della cronaca, imbrattando anche quella. Infatti per giorni e giorni non c’è più spazio per i mali d’Italia e del mondo, per i quali una onesta folla agita i suoi cartelli e ci ritroviamo tutti d’accordo. In prima battuta, e ovviamente in pronto video, la maggior parte dei parlamentari di ogni raggruppamento che solo qualche giorno prima avevano dato oscuro e squallido spettacolo di loro stessi e di ciò che stanno a fare; il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, i giornalisti di testate anche contrapposte e così via. Legittimamente per l’intromissione di chi – ed erano tanti – fa vilipendio di tutto, statue sacre comprese, possiamo considerarci tutti davvero indignati. Come sottolinea, senza tema di smentite, il sindaco di una Roma sconvolta e ferita.

Ma è ancor più legittimo, doveroso, andar oltre l’indignazione: se è vero, come è vero e temibile, che una manifestazione di piazza può anche degenerare ed è per questo che le forze dell’ordine dovrebbero essere forti, bene allertate e protette sino a poter giustamente proteggere, è chiaro che con l’agguato dei black bloc, siamo ad altro. Ecco a che siamo, dobbiamo chiedercelo e non liquidarli come pazzi, facinorosi, violenti e sanguinari. Anche se quanto dice Michele Serra in Repubblica questa domenica, è condivisibile, bisogna capirne di più. Quando, per il lungo corteo del “se non ora quando” si invasero le strade, non si registrò alcun episodio di violenza o di disturbo. Si trattava di donne e forse quell’appuntamento fu preso sotto gamba, stupì tutti, black bloc compresi. Questa volta la posta è altissima, la richiesta inequivocabile. Già, ma chi ci pensa adesso? Ci troviamo a curare forze dell’ordine e civili in ospedale, e l’identikit vero, la fonte di sostentamento, la finalità precisa di questa compagine oscura, tutto considerato ci sfugge.

E dunque avanza il pericolo. In primo luogo quello che, ripulita Roma, riprendano, con l’Italia a brandelli, i giochi dell’attuale politica, con ogni sua intuibile conseguenza.

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