Contro le donne che studiano I cosiddetti “guerriglieri islamici”
Il 15 aprile, in Nigeria , 276 studentesse sono state rapite da un gruppo di uomini in armi, islamisti “radicali”. Delle ragazze non si sa ancora nulla. Il gruppo terrorista che le ha strappate ai loro studi e ai loro sogni di vita, portandole non si sa dove, forse violentate e vendute, si chiama Boko Haram, che significa “l’educazione occidentale è peccato”. L’azione vergognosa andrebbe quindi inquadrata nella lotta antimperialista? Si potrebbe dire, aggiornando un’antica affermazione “Contro l’imperialismo e l’occidente: quanti delitti si commettono in tuo nome!”
Una feroce violenza sessista viene giustificata con una lotta politica; si attribuisce all’Islam una programmatica ostilità verso le donne che studiano, che probabilmente non si ricava affatto dal Corano; l’Africa si trova dilaniata tra il vecchio, il nuovo, e una specie di recente nuovo-nuovo, peggiore del peggior vecchio: l’anno scorso, in Nigeria, gli estremisti islamici hanno distrutto cinquanta scuole femminili.
Malala, la giovinetta afgana che, un anno fa, a 15 anni, fa accoltellata e ridotta in fin di vita dai talebani pakistani dentro uno scuola-bus (successivamente fu curata e salvata in Inghilterra) ha lanciato una campagna internazionale per la ricerca e la liberazione delle giovani donne rapite: “BringBackOurGirls” (“Riportateci le nostre ragazze”). Una delle prime firmatarie dell’appello è stata Illary Clinton.
Lo scrittore americano Nicholas Kristof , editorialista del New York Time, ha scritto: “Negli ultimi tempi c’è stata una vasta caccia internazionale ……per individuare le persone scomparse a bordo del volo della compagnia aerea malaysiana MH370, mentre una ricerca vera e propria delle ragazze scomparse , in numero addirittura superiore ai passeggeri dell’aereo …non è stata neppure iniziata”. Rivolgendosi direttamente al segretario di stato degli Stati Uniti, lo scrittore ha aggiunto: “Gli USA potrebbero avvalersi di satelliti o agenti dell’intelligence”. Il Governo ufficiale nigeriano sembra inerte. E’ superfluo dire che appoggiamo incondizionatamente la campagna di Malala.