Corruzione qui, corruzione là
I giornali sono pieni di paginate sugli episodi di corruzione verificatisi attorno all’ Expò di Milano.
Non tenterò di fare una sintesi dei fattacci. Troppa fatica leggere gli articoli, prendere appunti, riassumere i dati. Comunque, ridotti all’osso, i fatti sono questi. Per portare a termine i lavori dell’Esposizione di Milano, che dovrebbe inaugurarsi nella primavera del 2015 (il tema è affascinante: “L’alimentazione nel mondo”), occorrono un mucchio di fabbricati (padiglioni dei vari paesi partecipanti, saloni per le conferenze, centri accoglienza e di pronto-soccorso), lavori stradali ed agricoli (percorsi a tema, orti e terreni coltivati), affidamento di servizi (il più umile, e pare uno dei più ambiti e proficui, è quello della pulizia generale e quotidiana).
Una parte dell’affidamento di questi appalti è stata gestita da un gruppetto di uomini (anche, ma non solo, politici o ex-politici), che attraverso una complessa rete di amicizie e promesse di favori, leggevano e rimaneggiavano i capitolati d’appalto, assicurandone la vincita (o almeno una parte delle vincite) ad alcuni imprenditori, i quali pagavano (anche a rate!) una percentuale concordata. Nessun partito in quanto tale è implicato nella vicenda: è bene sottolinearlo, nel clima dilagante anti-partiti ed anti-politica che ci circonda. Emerge anzi un particolare curioso: la “stazione appaltante” generale, proprio per evitare condizionamenti politici, era stata affidata ad una ditta privata esterna “Infrastrutture” (forse meno obbligata a rispettare le leggi). Inoltre, dice il magistrato Raffaele Cantone (messo a capo della nuova Autorità nazionale anti-corruzione), “a Milano c’è stata una grande attenzione ad evitare infiltrazioni mafiose… si è generata una sorta di strabismo…si è guardato molto a questo pericolo, ma non si è alzata la guardia sulla corruzione” (Repubblica, 13.5.014).
La corruzione può dilagare dappertutto (in questo concordo con l’affermazione di un importante prelato, che ha detto: “La corruzione fa parte dei mali del mondo “) né credo che si possa eliminare totalmente e per sempre. Sembrava che la via maestra alla legalità fosse di escludere governo e partiti da ogni influenza sugli appalti pubblici, lasciandone gestione e controllo ai funzionari ministeriali …MA…MA…MA… mi torna in mente una cricca gigantesca sugli appalti, le cui fila erano tenute in mano dal presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici del Ministero, Angelo Balducci, e dal capo della Protezione civile, Bertolaso. (Do you remember? ) ..per gli edifici necessari ad accogliere un incontro internazionale nell’isola della Maddalena, per la ricostruzione dell’Aquila, e via dicendo.
Non credo a una ricetta universalmente valida e sicura, per impedire che, quando c’è odore di soldi, topi e topolini di ogni risma si mobilitino per “sgraffignare” qualcosa. Credo solo ad un governo e ad una amministrazione (e alla presenza di un giornalismo indipendente) capaci di vigilare in modo costante sui vari meccanismi attraverso cui il danaro pubblico viene speso.
Un’ amministrazione capace, indipendente, onesta – con donne e uomini selezionati solo per il loro merito e la limpidezza della loro vita ……Una parola!! Questo sì che è uno dei principali cambiamenti da operare al “Sistema Italia”.