Generazione social o asociale?

28 maggio 2014 di: Stefania Di Filippo

Girando su internet, tra una pausa e l’altra dallo studio, ho trovato un video, un video che mi ha mostrato palesemente, non solo com’è diventata asettica la società tecnologica odierna ma mi ha fatto riflettere su un po’ di cose. Alla fine della visione, infatti, ho sentito un senso di nostalgia per quello che, forse, se continuiamo così non avremo più. Nel video un ragazzo, credo sia inglese o americano, spiega come sia poco sociale la nostra “web generation”, come crediamo e fingiamo di essere perennemente in contatto con tutti anche se in realtà non è così. Si vedono tre ragazze alla fermata dell’autobus che non parlano tra loro, ma che tengono gli occhi fissi sul telefono, un ragazzo a cena con la fidanzata che invece di parlarle tiene gli occhi fissi sul display, mentre lei guarda spaesata ciò che ha intorno. In sottofondo c’è una voce che dice “Siamo la generazione dei video, degli smartphone e della gente che non ascolta”. La parte, però, che più mi ha colpito è stata quella in cui il protagonista descrive la sua infanzia paragonandola a quella dei figli della tecnologia e mettendo in risalto che i ragazzini, oggi, non giochino più per le strade ma siano, quasi tutti, incollati ai tablet o a chissà cosa. Io ho paura che la nostra generazione, che si è persa e si è illusa tra le amicizie finite per un Mi Piace in più o in meno, per gli amori nati solo attraverso una lucina che illumina il display insieme a mille altre, crescano una generazione “peggiore” della nostra. Una generazione che non guardi più gli album fotografici seduta sul divano dei nonni ma i loro profili facebook, una generazione che non sappia cosa vuol dire litigare con il vicino di casa che non ci fa giocare a palla e ritrovarselo vent’anni dopo al proprio matrimonio, ho paura che la prossima generazione che vedrà questo video non riesca a capirlo e non rimanga con lo stesso sentimento di nostalgia che ha lasciato in me.

7 commenti su questo articolo:

  1. mariú scrive:

    Siamo quella generazione che considera “bella” una persona solo dal numero dei “mi piace” che ha ricevuto la propria immagine del profilo! Quella generazione che è diventata colta a forza di citare aforismi di grandi scrittori, ma che poi non sa leggere negli occhi delle persone che ci stanno accanto. Su facebook ho tanti amici e al monopoli sono milionaria!
    Bellissimo articolo, complimenti! (Hai un animo nobile).

  2. Marion scrive:

    Insofferenti e superficiali.. Hai fatto delle consderaziono molto dolorose proprio perche terribilmente vere..
    Si sono accorciate le distanze geografiche e allungate quelle legate al mondo reale..
    Ci vorrebbe una seria campagna di sensibilizzazione!

  3. Francesca scrive:

    saggie parole!! Oggi come oggi ci troviamo in un periodo di crisi economica ma anche morale. È nostro diritto usare al meglio alla tecnologia per accorciare le distanze e per agevolare la nostra vita! Ma non dobbiamo abusarcene… L’unico mezzo per evitare che la prossima generazione diventi più asociale della nostra è imparare ad usare con moderazione la tecnologia e trasmettere l’uso moderato a chi vogliamo bene. Per esempio io la notte dormo col telefono spento ..ma quanto invece lo lasciano acceso permettendo agli sms o alle chiamate di turbare il nostro sonno?
    Proviamoci!

  4. Ornella Papitto scrive:

    Ragazze, sono una donna anziana e uso FB, Twitter e il cell.
    Ho la sensazione che questi strumenti, dentro casa, mettano in evidenza la reale distanza tra i membri della famiglia e, al contrario, il desiderio di sentirsi vicini a chi ha le nostre stesse passioni, interessi, e anche idee, pur vivendo lontani anche moltissimi chilometri.
    Sono evidenziatori di distanze. Forse dovremmo ripartire proprio da qui. Cercare di capire cosa ci allontana da chi abbiamo, invece, così vicino. ;-)
    Che ne pensate?

  5. Stefania Di Filippo scrive:

    Credo che tu abbia centrato il segno! “Sono evidenziatori di distanze”, è vero che sono utilissimi per sentirsi vicini a membri della famiglia e non che fisicamente non possono essere facilmente raggiungibili, ma per quanto riguarda gli affetti “vicini”, forse, preferiamo Taggare/Condividere/Mettere Mi Piace perché è più facile, molto più facile, ci vuole 0,5 secondi a fare toccare un tasto, ci vuole zero spreco di energie, invece, per vivere con qualcuno, per viversi qualcuno ci vuole uno sforzo, un impegno maggiore e pochi apprezzano la soddisfazione che si riceve alla fine, è un po’ come da quando hanno cominciato a spopolare le macchinette del caffè, siamo rimasti in pochi quelli che amano il rito della moka.

  6. giulio scrive:

    ma qual’era questo video l’ho visto anch’io lo sto cercando ma non lo trovo

  7. bay scrive:

    Anche a mio parere tutti avete detto cose esatte. Io sono giovane e in quanto tale sto crescendo in questa tecnologia,e come ne usufruisco ,allo stesso tempo ne risento ,in quanto vedo che non c’è piú espressione,le frasi sono brevi,i concetti quasi nulli , e la nostra bramosia del voler ottenere tutto subito ci priva dell’entusiasmo del voler incontrare personalmente l’altro per potergli raccontare o confrontarsi sulla propria vita,o sui fatti accaduti . Così che il rapporto sociale ( a mia opinione ) finisce per diventare per molti , un dovere, il dovere di dover interagire , e rispondere alle questioni altrui come se fosse un lavoro di segreteria , o un ufficio informazioni .

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