insider e outsider al salone del libro

14 maggio 2014 di: Rita Annaloro

Curioso che uno degli incontri più seguiti del Salone Internazionale del Libro di Torino 2014 avesse come titolo “Arte e letteratura, l’utilità dell’inutile”, quasi ad attestare la caparbia volontà di sopravvivenza da parte di operatori culturali di varia estrazione e professione. Nonostante il colorato via-vai di numerosi visitatori e professionals, infatti, il numero degli stand quest’anno sembra inferiore a quello degli anni scorsi, e nel salone dedicato alla piccola editoria tanti banchi ospitano 3-4 gruppi editoriali che hanno evidentemente unito le forze per sostenere i costi di partecipazione. Diverse regioni, fra cui la Sicilia, la Toscana, il Veneto e la Lombardia partecipano con una loro delegazione ed un loro programma, così come la Rai, il Ministero della Difesa e la Santa Sede.

Il Salone del Libro è una grande vetrina non soltanto per le case editrici, da quelle più blasonate (Feltrinelli, Newton-Compton, Bompiani ecc.) alle pregevoli (Rubettino, Neri Pozza, e/o, Marcos y Marcos, Nutrimenti ecc.) alle più recenti (Fanucci, Titivillius Mostre Editoria, Prospettiva Editrice ecc.) ma anche per tante Istituzioni che colgono l’occasione per dar luce al loro lavoro ed ai loro progetti. Ogni stand ha il suo programma, che prevede non solo presentazioni di libri, interviste e dibattiti, ma anche interventi musicali, degustazioni gastronomiche e workshop per catturare l’attenzione dei visitatori e farli sentire protagonisti, almeno per qualche ora. Tra i vari nomi di spicco (Rampini, Marzano, Giorello, Angela, Guccini e De Gregori) naturalmente non poteva mancare Matteo Renzi, che in un’intervista con Aldo Cazzullo alle 11,30 di domenica rilanciava il suo proclama riformista. Anche il Capo della Protezione Civile, comunque , non disdegnava di assistere all’intervista rilasciata da Antonio Sellerio, segno che la Cultura si avvicina all’Ambiente o viceversa?

Da tutta questa kermesse, però, qualcuno risultava escluso e sui viali di accesso al Lingotto, come davanti alle vetrine di varie librerie (Feltrinelli) d’Italia, si aggiravano i soliti africani a tentare di vendere le loro storie agli appassionati di libri insoliti, in cerca delle proposte più interessanti dell’editoria Indie, ma nessuno prestava loro molta attenzione. Che fossero un po’ troppo indipendenti?

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