la maternità dopo i quaranta

18 maggio 2014 di: Daria D’Angelo

E’ inutile negarlo, anche se avere un bambino in là con gli anni è una scelta sempre più condivisa, le donne che rifiutano il loro “destino biologico” vengono, ancora oggi, sottoposte a giudizi negativi. Una volta i figli si facevano e basta. Oggi si è alla ricerca del momento perfetto perché nella vita delle donne possono accadere tante cose che trasformano l’istinto in scelte razionali. L’istinto viene “accantonato” per motivi estemporanei insuperabili come la paura, la carriera, la mancanza di denaro o dell’uomo giusto, per tornare prepotente anche se tardi, anche a costo di immani cure ormonali e sacrifici personali, persino se non c’è l’uomo.

Un interessante articolo di Irma D’Aria pone l’attenzione sulla maternità dopo i 40 anni. Definite dalle cartelle cliniche con il fastidioso appellativo di “primipare attempate”, sono sempre più le donne che vivono l’esperienza della maternità dopo i 30. Una condizione che altrove fa discutere, ma in Italia è quasi la normalità: siamo le mamme più vecchie d’Europa, solo la Svizzera ci batte. Certo, non ci vuole un gruppo di scienziati per capire che le donne, in genere, aspirano alla sicurezza economica e alla stabilità prima di mettere su famiglia, condizione sempre più difficile in Italia, e non sempre il lavoro è alla base di una maternità ritardata. Qualche volta si ha alle spalle una gravidanza interrotta perché arrivata al momento sbagliato. Spesso si fa fatica a trovare la persona giusta, per cui si tende ad aspettare finché non si conquistano le certezze date da un rapporto stabile o rinunziare definitivamente con la consapevolezza di essere in grado di diventare una mamma single.

Dal punto di vista medico, sembra, più che l’età anagrafica conta lo stato di salute della donna, il suo stile di vita e soprattutto le sue capacità reattive. Dopo i 40 la cosa più difficile è restare incinta, ma è il bambino, non la donna il maggior produttore degli ormoni della gravidanza, e con la sua placenta ringiovanisce il corpo della mamma, lo modifica, lo rende morbido, capace di aprirsi alla gravidanza e al parto. «Non si nasce donna, lo si diventa». Lo slogan di Simone de Beauvoir è famoso. La paladina del femminismo francese non ha mai smesso di esortare le donne a “costruirsi” e a decidere ogni giorno della propria vita per sottrarsi ai condizionamenti storici. L’eredità che ci lascia oggi è proprio questa: una serie di chiavi di lettura per pensare il mondo in cui può vivere oggi la “donna emancipata”. Senza ricette. Senza pretese. Cosciente solo del fatto che, per essere “libere”, le donne non devono mai smettere di lottare contro gli stereotipi.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement