social, troppo social: il dilemma dei network
Alcuni giorni fa Michele Serra ha scritto, su Repubblica, una lettera aperta al suo avatar, o clone, che da anni usa su Facebook un falso profilo a suo nome, per esortarlo pubblicamente a desistere, avendo preferito questa via alle altre alternative per smascherare l’usurpatore, cioè rivolgersi alla polizia postale o aprire un proprio, autentico profilo. L’articolo mi ha colpito per due motivi: prima di tutto perché Serra ha espresso, sinteticamente e perfettamente, il motivo per cui anch’io, come lui, non “abito” il mondo dei social network: «Non per disprezzo o preclusione ideologica o scelta culturale, macché. Per un motivo molto più banale (…) perché già adesso, in conseguenza del mio mestiere, considero di avere una socialità esondante, che a volte mi gratifica e a volte mi opprime».
Anch’io, pur occupandomi di tutt’altro, avverto la gioia ma anche la stanchezza derivante dall’ascoltare ogni giorno tante storie diverse, dall’entrare in relazione, “io”, con tanti “altri”, in rapporti di diverso significato e intensità, cercando di comunicare efficacemente con tante modalità quante sono le persone; e mi sento inadeguata a rispondere/accogliere tutti già ora, figuriamoci allargando ancora la mia “rete” nella Rete.
In secondo luogo, ho cominciato a preoccuparmi: sembra così facile prendere il posto di qualcuno, assumere la sua identità, o fare proprio e utilizzare ai propri fini tutto ciò che sul web si immette; e d’altro canto, “non” usare i social network lascia spazio a possibili cloni, oltre a farti considerare, da molti, come una sdegnosa passatista antitecnologica, ridicolmente ignorante dei vantaggi del ”essere sempre connessi” con tutto e con tutti. Mi chiedo, con Serra: «I social network sono i primi club al mondo ai quali è obbligatorio essere iscritti?» E’ ancora possibile scegliere di comunicare in modo/modi diversi senza sentirsi una specie in via di estinzione? Comunque, ho controllato: ci sono altre Rossella Caleca sul web, ma con i propri autentici profili, le proprie storie e le proprie facce (molto più giovani…) Alle mie omonime auguro ogni bene. Io, per ora, resisto.
Rossella, un divertente articolo che mi ha fatto sentire socialmente accettabile, per mia natura come te penso che i miei contatti sono sempre più di quanto vorrei, brava non mi hai fatto sentire isolata più di tanto.
Eppure… Da quando ho deciso di … aprire a Facebook e a Twitter… devo dire che mi diverto più di prima. Seriamente.
Sono il mio note-book… ho smesso di usare “pizzini” sui quali andavo scrivendo la prima riflessione che mi saltava in mente… Eppure sono diventati il mio archivio personale delle riflessioni brevi… E la bellezza di condividerle con persone, realmente amiche e altre solo FB-amiche, mi fa decidere che, per ora, questi strumenti sono realmente piacevoli… Con parsimonia, però… Decido solo io quando collegarmi e quando rispondere… Ancora non sono nella… dipendenza… )))
Anch’io resisto Rossella e, spero, di resistere ancora per molto tempo. Si è vero, non entrare a far parte della Rete e dei social fa sentire un po’ dinosauri in via d’estinzione… Ma io ho già dovuto superare difficoltà immani per “imparare” ad usare un computer, di cui riconosco comunque l’utilità, continuo a considerare il cellulare una minaccia alla privacy ed un serio attentato alla sanità mentale di ciascuno di noi (ed infatti continuo a spegnerlo in alcune circostanze) e davvero NON VOGLIO amici virtuali. Mi rendo conto che non sono in via d’estinzione, sono già estinta, ma continuo a preferire una chiacchierata a quattr’occhi con le mie amiche, magari guardando le foto dei nostri figli fatte col cellulare…
E’ vero che il tempo a nostra disposizione per i contatti umani in senso stretto si è notevolmente ridotto, ma non posso rassegnarmi a vivere su una piattaforma virtuale.
A me invece Facebook piace e molto. Devo addirittura iniziare a preoccuparmi per il tempo che trascorro davanti al computer, chattando o postando articoli, discutendo e scherzando.
Grazie a Facebook ho ritrovato amici e amiche che vivono nel Nord Italia e all’estero, posso parlare con loro anche se sono fisicamente distanti.
Su Facebook ho animato conversazioni sui temi della politica con una “rete” di persone deluse, fuori dai partiti, critiche, proprio come me. Conversazioni che all’interno dei partiti a me cari non posso più fare, imbrigliati come sono nelle logiche elettorali.
Su Facebook succede anche uno strano fenomeno paragonabile all’essere dietro la grata di un confessionale. Ci si sente liberi di parlare e si è più spontanei, forse perchè l’interlocutore è fisicamente distante e questo aiuta molto i timidi.
Grazie a Facebook ho conosciuto amici che oggi incontro di presenza e con cui vado spesso a prendere un aperitivo. Questo non significa non riconoscere l’immenso e superiore valore di abbracciarsi o guardarsi negli occhi, ma è bello avere una rete in più che ti mette in contatto con il mondo che più ti piace e al quale sei legata. Io la penso così.
proprio per questo ed altri problemi legati al sovraccarico dei cervello umano da parte dei social network ed alla lolo capacità di plagiare la mente ho creato un video dimostrativo che spiega in 2 min come si sovraccarica il cervello. provate a memorizzare tutte le foto presenti nel video, sono sicuro che be ne entreanno in testa non più di 10, che sono l’oggetto chiave del mio videomessaggio. il link è qui di seguito http://youtu.be/IMbnwgc5aJc