un festival di verde e di idee

19 maggio 2014 di: Rosanna Pirajno

Ancora inebriata dall’atmosfera festosa e colorata del Festival del Verde e del Paesaggio fino a ieri nei giardini dell’Auditorium della Musica di Roma, già di suo opera superba di Renzo Piano che per il quarto anno consecutivo viene esaltata dalla esplosione di fiori colori odori creatività della manifestazione floristica. L’evento, ideato, progettato e coordinato da Gaia Flavia Zadra, è veramente un grande laboratorio di idee che traggono dai fiori e dalle piante esposte – peraltro con ammirevole perizia e fantasia, una vera gioia per gli occhi – stimoli e occasioni per espandersi altrove, dove le questioni legate alla cura della Terra sono più pressanti e problematiche.

Si va per  estasiarsi e appropriarsi di fiori e piante e oggetti artigianali e prodotti agroalimentari e tanto altro, ma si ascoltano parole e si vedono forme nate da ragionamenti e progetti elaborati in un lasso di tempo più ampio e coinvolgente, si seguono corsi concentrati di giardinaggio, ci si sperde beatamente in un labirinto di fronde variegate, si ascoltano narrazioni come quello della trascinante attrice-giardiniera Lorenza Zambon, che mostra come si fa un “orto metropolitano da passeggio” citando Vandana Shiva e i semi “immobili” delle multinazionali e quelli “nativi” tutti diversi e dinamici, si ammirano i balconi inventati e abilmente decorati da studenti di architettura, si gira tra le Follie d’Autore e le Avventure creative in cui si sono cimentati artisti e paesaggisti selezionati tra i tanti partecipanti ad un concorso, si entra anche solo metaforicamente nei minuscoli concentrati di messaggi simbolici che i progettisti, tutti giovanissimi provenienti anche dall’estero, spiegano ai visitatori radunati nell’accogliente Zona Incontri che mostra a sua volta due esemplari, il Giardino all’ombra e il Giardino al sole, progettati dall’ esperto paesaggista Carlo Contesso e dove, nel corso dell’intera giornata, si susseguono conversazioni e letture e incontri con esperti e appassionati. Un mondo, quello dei “giardinieri” che si occupano di fiori e terra, che comprende una miriade dei temi complessi e irrisolti della modernità governata però da altre, si ritiene, più pressanti questioni che pare non comprendano la necessaria   moltiplicazione  di punti di vista e ampliamento di sguardi per penetrare realtà tanto sfaccettate.

Ma voglio raccontare anche degli incontri stupefacenti che ho fatto e dell’accoglienza speciale riservatami da Valera Bucco, addetta ai Social Media già in rapporto di simpatia su Facebook, dei legami con la mia terra scoperti fra gli espositori – il giardino di Pantelleria riletto in chiave moderna, ma anche la designer di “Arte per i giardini” felicemente sposata con un architetto catanese – e dell’atmosfera gioiosa che eventi come questo, tutto giocato sulla bellezza, sanno creare e mantenere nel tempo.

Mi ero ripromessa, venendo a verificare di persona, di saggiare l’esportabilità dell’iniziativa. Non credo di avere trovato risposte adeguate, ma forse soltanto dei moduli di idee trasferibili a patto che si assumano, come detto da qualcuno del mestiere, “immaginario” e “omeopatie urbane” come piccoli artifici di recupero urbano, tali però da poter generare cambiamenti sostanziali di carattere progettuale quindi spaziale e, a forza di insistere, culturale. Penso che varrà la pena tornare sull’argomento per parlare di mondo, architettura, città, parlando di fiori.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement