Vittoria, senza feste in piazza

27 maggio 2014 di: simona mafai, 27 maggio

Può sembrare una considerazione sciocca, ma forse un significato lo ha.

Grande la vittoria del PD, ma nessuno è sceso in piazza a festeggiare con slogan e bandiere.

Chi ha votato PD non si è sentita una parte oppressa, liberata dai suoi dominatori, e quindi urlante e felice;  ma una consistente maggioranza,  con sulle spalle il peso di difficili problemi da risolvere, insieme alla fiducia (speriamo!) di farcela. Una vittoria, quindi, che non si può sintetizzare nei mortaretti e neppure negli sberleffi ai perdenti; ma in un diffuso senso di responsabilità.

Che sia questo il significato di un partito che voleva diventare, e forse in questi giorni è diventato, forza nazionale?  (Veltroni un tempo aveva parlato di un Partito democratico “a vocazione maggioritaria”). In altre parole: un partito che non si afferma CONTRO qualcuno o qualcosa (contro un altro leader politico, contro un determinato gruppo sociale, e così via) ma si caratterizza per le proposte e le azioni fatte e da fare nell’interesse di tutta la popolazione  (ad esclusione di chi delinque). E’ sulla efficacia e la realizzabilità di queste proposte che si svilupperanno i dibattiti e le scelte, mentre sono crollati gli antichi steccati, pur basati su nobili ideologie, ma  su una visione del mondo  non più corrispondente alla realtà.  Non servono tanto canti e bandiere, ma riflessioni  attente e decisioni ben calibrate.

Ciò è stato, più o meno consapevolmente, compreso da elettori ed attivisti del PD…che si sono limitati a brindare a casa propria.

1 commento su questo articolo:

  1. silvana scrive:

    Non aveva vinto la nostra squadra di calcio, aveva vinto il partito al quale volevamo assicurare possibilità di lavorare bene e di crescere ancora. Se si fosse andato nelle piazze a gridare evviva sarei rimasta delusa

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