come ti strangolo il lavoratore

30 giugno 2014 di: Ornella Papitto

Circola una tipologia di modello di “imprenditorialità” che radica il proprio potere sul “ricatto” del lavoratore. È un sistema collaudato ed efficace: il lavoratore non viene pagato mensilmente ma a distanza di molti, molti mesi, solo dopo ripetute insistenze e con conseguente perdita della dignità. Il lavoratore non si licenzia, per timore di dover rinunciare a tutto, perché per recuperare il recuperabile, dovrà aprire una vertenza di lavoro, che si protrarrà all’infinito. Ecco la tattica: «non ti pago alla fine del mese… altrimenti ti lascerei libero di licenziarti. Ti tengo stretto alla catena del bisogno, in modo tale da impedirti di andartene e se andrai via, ti assumerai tu le responsabilità di perdere tutto o quasi». Come si chiama quest’azione? Paradosso o anche “ricatto”. Se rimango, sono “fregato”… Se me ne vado, rimango “fregato” lo stesso.

Altri lavoratori, da “ricattare”, sono già pronti a occupare il posto lasciato libero… E il modello si ripete all’infinito. E i sindacati, in tutta questa diffusa sofferenza e apparente legalità? Volgono lo sguardo altrove… dove è più agevole difendere i diritti dei lavoratori. La tattica del “prenditore” pone le basi per l’incertezza economica, per l’insicurezza personale e sociale e per la precarietà: i lavoratori “ostaggio” dei “prenditori” o meglio… predatori. Questo non è capitalismo, ma cannibalismo. Il governo come affronterà l’incertezza e l’insicurezza, generatori della “precarietà”? Quali sono le azioni previste? Riuscirà il nostro “eroe” a sciogliere i nodi che strangolano migliaia di lavoratori?

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