la notte delle streghe
Nessuna magia, né fattura, ma tanta sofferenza. A Palazzo Chiaromonte detto Steri i muri delle carceri prendono vita e il pubblico rivive l’Inquisizione. È la Notte delle Streghe nel percorso serale, fatto di torce e candele, si narra della sorte crudele delle donne accusate di stregoneria: un viaggio nel tempo che riconduce direttamente alla triste e crudele realtà. La manifestazione culturale, organizzata dall’Associazione amici dei musei siciliani con il patrocinio del Sistema museale dell’Università, ha riscosso un grande successo e ha consentito di replicare le visite, in corso da più di un anno.
Non tutti sanno che l’Inquisizione venne introdotta in Sicilia nel 1224 dall’imperatore Federico II, il quale condannava eretici ed ebrei a pagare una tassa agli inquisitori di fede. Fu nel 1487 che Ferdinando II il Cattolico creò il Tribunale dell’Inquisizione. Infedeli, sobillatori, agitatori, bestemmiatori, usurai, adulteri, chiunque condannato a tali etichette, veniva messo a tacere per sempre. Tra tutte le figure, una sembra primeggiare in quanto a torture inflitte: la strega. Figura più o meno mitica, veniva accusata di credere nel sabba diabolico. Furono due domenicani tedeschi a stabilire i metodi di punizione delle streghe nel Malleus Maleficarum, mai ufficialmente adottato dalla Chiesa eppure riprodotto con una tiratura solo inferiore alla Bibbia. La caccia alle streghe divenne un vero olocausto. Le torture inflitte erano talmente violente che le incriminate non impiegavano molto tempo a confessare reati mai commessi, pur di fuggire dalla mano del persecutore. Atto spesso inutile, visto che neppure l’Auto-da-fé scagionava le presunte streghe.
Le mura di Palazzo Steri diventano pagine di un libro che raccontano la piaga dell’Inquisizione. I graffiti ritraggono disegni di Santi e Madonne, commissionati dagli stessi inquisitori, o di navi approdate in Sicilia dalla Spagna, o dell’ingresso del Palazzo. Ciò che più cattura l’attenzione sono le scritte. Preghiere, sfoghi, avvertimenti e messaggi segreti tra carcerate. Intramontabile ed eterna, la solidarietà tra donne riecheggia dietro le sbarre come consolazione o incoraggiamento a non perdere la forza e a non confessare crimini mai commessi. La caccia alle streghe si accaniva anche con le figlie e le nipoti delle perseguitate, spesso vedove, levatrici ed herbarie. George Elliot, pseudonimo di Mary Ann Evans – una delle scrittrici britanniche più importanti dell’epoca vittoriana – scrisse a proposito della figura dell’herbaria in Middlemarch. Mestiere relegato alle donne che non potevano studiare medicina, come gli uomini. Toccava loro tramandare il sapere di generazione in generazione, quali testimoni di un ricco patrimonio curativo e non ufficiale.
La violenza sulla donne assume nei secoli varie forme: fisica, psicologica e di pregiudizio. Difficile credere che si trattasse solo di pura difesa della fede cattolica. Gli inquisitori, barbari violenti, condannavo chiunque rappresentasse una minaccia alla corona di Spagna, e perché no, alla loro stessa virilità. Ma questa è un’altra storia.
Ottimo articolo che in questo momento di così gran violenza sulle donne ci visualizza come niente è cambiato! Prima la violenza contro le donne era istituzionalizzata ora è lasciata alla fantasia di tanti!!!
Vicenda quella delle streghe che sembra anticipare i fatti giornalieri che riempiono i nostri giornali e telegiornali. Toccante deve essere leggere le scritte di incoraggiamento e avvertimenti che lasciavano scritti sui muri.
Una solidarietà che oggi si trova in poche donne.
La scorsa settimana ho visto il film “L’ultimo inquisitore”.
Vittima una donna (tanto per cambiare) che ha rifiutato di mangiare carne di maiale e quindi accusata di praticare il giudaismo, alla quale viene inflitta la tortura della corda e quindi costretta ad ammettere una non verità che non la salva dalla follia e che la distrugge anche fisicamente.
La violenza sulle donne (anche ieri è accaduto). Finirà mai tutto questo?