un libro racconta la diaspora tamil

10 giugno 2014 di: Anna Trapani

Oltre la nazione. Conflitti postcoloniali e pratiche interculturali. Il caso della diaspora tamil, è un libro a più voci curato dal professore Giuseppe Burgio docente di pedagogia all’Università di Palermo ed edito dalla casa editrice Ediesse di Roma. Attraverso i contributi di alcuni studiosi ed esperti, sia italiani che tamil, analizza termini e fattori che non sono scomparsi nel nostro mondo globalizzato bensì sembrano essere ancora presenti e quanto mai vivi, come nazionalismo e postcolonialismo, insieme a pratiche politiche che investono scenari in cui interculturalità e interdisciplinarità entrano a pieno titolo nel nostro vivere quotidiano e nella nostra sfera sociale. Ciò però non viene fatto in astratto, ma calando queste pratiche politiche, culturali ed economiche in un ambito storico e geografico ben preciso: i Tamil dello Sri Lanka, occupandosi della loro diaspora. La questione Tamil quindi investe sotto i suoi vari aspetti tutti i contributi che il libro presenta. Si inizia con interventi di tipo storico-politico che ci mostrano come i tamil siano una popolazione antichissima stanziata nel nord-est dello Sri Lanka e nello Stato del Tamil Nadu, nel sud dell’India. Sono in maggioranza indù e della loro lingua di origine dravidica esistono documenti di duemila anni fa. Prima il Portogallo, poi l’Olanda e infine l’Impero Inglese colonizzarono l’isola.

Questi ultimi, per farne manodopera per le piantagioni, trasportarono dal Tamil Nadu all’isola di Ceylon un gran numero di tamil. Lo Sri Lanka ebbe l’indipendenza nel 1948 sulla scia dell’indipendenza indiana. Possiamo affermare che i problemi recenti del nuovo Stato ebbero inizio allora poiché la popolazione numericamente maggioritaria, i cingalesi di religione buddista, presero il sopravvento cominciando una politica di esclusione nei confronti dei tamil. La guerra civile ebbe inizio nel 1983 e si concluse con la piena vittoria dei cingalesi nel 2009. Le Tigri di Liberazione del Tamil Eelam, cioè lo Ltte, uscirono sconfitti dalle forze governative. Stupri, genocidi, massacri di prigionieri e di bambini e donne inermi si ebbero da entrambe la parti in lotta, ma la sistematica eliminazione dei tamil dalla vita sociale dello Stato continua fin a ora. Leggi appositamente varate impediscono ai tamil di studiare all’Università e di svolgere determinate professioni. Ci ha particolarmente colpito il contributo di Cristiana Natali, ricercatrice presso l’Università di Bologna: “Uccidere i morti. La distruzione dei cimiteri delle Tigri e le strategie diasporiche per la memoria.” L’autrice, anche attraverso delle foto, ci mostra come vengono rasi al suolo i cimiteri con le lapidi dei morti tamil perché, per annientare un popolo, bisogna annientarne la memoria. Se è vero che ci sono comunità tamil ben consolidate in Malesia, Singapore, Canada, è anche vero che la grande diaspora verso i paesi occidentali ed europei è iniziata durante il conflitto e tuttora continua.

Vi è, per esempio, una molto ben radicata comunità a Palermo dove, grazie anche al fantasioso sincretismo religioso che prevede la devozione a Santa Rosalia, i tamil vivono in armonia con i palermitani nel rispetto delle proprie tradizioni. Nel libro non viene dimenticato il rapporto tra violenza razziata e violenza contro le donne e come razzismo e sessismo siano collegati alla stessa nascita del nazionalismo. Di ciò si occupa Ambra Pirri, femminista, studiosa di “gender” e teoria postcoloniale. Un libro, dunque, che ci interroga direttamente mettendoci davanti a una situazione che troppo velocemente indichiamo con la parola migrazione.

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