com’è triste Palermo
Sarei rimasta a guardare i vicoli di questa città
ignorando la bagarre dei suoi traffici
lasciandomi accecare dal suono di fontane inattese.
Sarei rimasta sgretolata tra meridiani di facciate colme di crepe
sarei rimasta a stemperare rabbia nelle dismesse cabine del telefono
nella malinconia d’un cielo trascurato.
Sarei rimasta nell’apogeo d’uno sdegno che s’accende quand’è sera
e fa luce al posto delle luci spente di questa città senza luce.
Sarei rimasta a guardare cumuli di sporcizia agli angoli di strade innominate
nella notte di cenere e flauti.
Com’è triste Palermo stasera mentre aspetto che annotti
il tanfo rappreso alla brezza del mare.
Com’è bassa la luna stanotte.
Sarei rimasta sul litorale dissestato per smarrire il canto
cedere all’andatura di rime scoscese.
Sarei rimasta a guardare i vicoli nudi di pioggia
con la speranza sul greto degli occhi
sulle costellazioni mutilate
sullo stelo dei ponti fino agli imbarcaderi.
Ma se il vento risale dai quartieri annegati
si può ancora andare dove sboccia l’anemone
nei giardini sopravvissuti alla mattanza dei gelsomini.
Bella poesia anche per chi non e’ rimasto.