ma che pale

9 agosto 2014 di: Rita Annaloro

E’ incredibile l’avversione mediatica alle pale eoliche del Sud, servizi di Report sugli interessi mafiosi nell’eolico in Calabria o più recentemente l’articolo su Repubblica del 23 luglio sul progetto di un parco eolico nel golfo di Gela, quando viene invece esaltata, specie sui notiziari regionali, la lungimirante operosità del comune di Rivoli Veronese che dotandosi di questi dispositivi già si è quotato in borsa e punta all’autosufficienza energetica nel giro di pochi anni.

Si potrebbe pensare che in Sicilia c’è maggior interesse per il turismo ma il Veneto è sicuramente una delle regioni più visitate dai turisti, che specie sul Lago di Garda provengono in gran parte dalla Germania, dove le pale eoliche sono state efficacemente installate parecchi anni fa.

E allora? Possibile che dietro i comitati per la tutela dell’antico patrimonio archeologico e florofaunistico del Golfo di Gela si nascondano gli interessi delle imprese petrolifere che da oltre 40 anni sfruttano i giacimenti del territorio e che rischiano di veder tramontare la loro era? Com’è che nessuna voce si leva sull’inquinamento della zona, ammorbata da fumi non propriamente al giglio marino, e ci si oppone fieramente al sorgere di questi innocui giganti di metallo che caratterizzano l’orizzonte di molti porti del nord Europa come Liverpool?

Quale inquinato Paradiso terrestre gli abitanti di Gela vogliono difendere dall’avanzata di un’elegante tecnologia che apprezziamo tanto all’estero? Speriamo che qualche documentario o una lectio magistralis di esperti di alto livello prima o poi aprano una nuova prospettiva sul panorama dell’architettura contemporanea, pale eoliche incluse.

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