i guerrieri di Dio e i buchi neri della Storia

6 settembre 2014 di: Rossella Caleca

Da alcune settimane la nostra progressiva assuefazione alle notizie provenienti dai tormentati e caotici scenari di guerra del vicino Oriente, è stata scossa dall’irrompere e dal dilagare di una nuova formazione jihadista, diversamente letale per i suoi avversari, cioè per il resto del mondo: i miliziani dell’IS, o Stato Islamico. Un esercito che si prefigge di costituire attraverso la conquista militare uno Stato territoriale, il Califfato, con un ordinamento giuridico basato sulla Shaaria o legge islamica, sottomettendo la popolazione dei territori occupati e distruggendo fisicamente non solo gli oppositori, ma chiunque professi un credo non perfettamente conforme al loro o non accetti una sottomissione totale. Abbiamo assistito, sgomenti, allo sterminio di bambini inermi, alla violenza sistematica sulle donne, ad esecuzioni di massa, alla riduzione in schiavitù dei sopravvissuti. Infine, a decapitazioni annunciate ed eseguite con accento londinese: ed è qui che ci siamo accorti che questi mostri non sono alieni saltati giù da un’astronave.

Questo buco nero della storia, in cui sembrano precipitare ragione e sentimenti, non si è aperto all’improvviso. Altri buchi, altre voragini, hanno inghiottito pezzi del mondo, l’Europa per prima, fino agli abissi delle guerre mondiali ed oltre: la differenza è che in questo caso non si tenta di nascondere l’orrore, ma lo si ostenta, a marcare una differenza ricercata, perseguita, distillata dall’odio riversato su una cultura, quella “occidentale” o di origine europea, percepita come dominante e veicolo di oppressione.

E per molti popoli nel mondo lo è certamente stata: ma oggi viene piuttosto, dagli stessi popoli, criticamente e pragmaticamente rielaborata nei propri peculiari percorsi di crescita e autodeterminazione. Cosa, questa, che fa franare il terreno sotto i piedi ad ogni integralismo, ad ogni gruppo intenzionato a perpetuare un potere assoluto sulle anime e sui corpi: pluralismo e tolleranza costituiscono un’intollerabile minaccia per i jihadisti, che non disdegnano di sacrificare ai loro fini nuove reclute cresciute nel mondo che essi esecrano.

Ma ciò non cancella la cattiva coscienza delle potenze occidentali, che, al di sotto di ragione e sentimenti, hanno dapprima creato e poi contribuito a far saltare infinite polveriere, per “diversamente spietati” interessi economici e geopolitici, preparando il terreno, come in Iraq, a ciò che sta accadendo. E che ora si tenta maldestramente di fermare.

2 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Bell’articolo, che fa molto riflettere

  2. Rita scrive:

    francamente diffido dei potenti mezzi di informazione occidentali, che già in passato hanno esacerbato gli animi per
    far digerire guerre atroci: per quanto orribili siano questi terroristi, l’idea di bombardare interi territori per colpirli credo
    sia essa stessa un crimine, che ci permetterà poi di pentirci e, una volta conquistato quel territorio manderemo aiuti,
    umanitari?

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