Messico, il pedofilo nel libro shock: “Una bimba non ha difese, la convinci e te la fai” da “Il Fatto Quotidiano” del 29-9-14

29 settembre 2014 di: Valeria Gandus

“Tu lo sai che è il mio vizio, no?, è una stronzata ma non so resistere, e lo so che è un reato e che è proibito, ma poi è così facile, una bambina non ha difese, la convinci in un amen e te la fai. È tutta la vita che lo faccio e a volte sono loro che ci provano con me, perché vogliono restare con me, perché ho fama di essere un buon padre”. Siamo a pagina 109 di I demoni dell’Eden, lo sconvolgente libro-inchiesta della giornalista messicana Lydia Cacho, appena tradotto in Italia da Fandango, e il colpo allo stomaco è duro. Ma necessario per capire chi è, o è stato, il protagonista del libro: Jean Succar Kuri, libanese naturalizzato messicano, ricco imprenditore alberghiero, pedofilo, stupratore, commerciante di bimbi e complice della rete criminale che controlla il mercato pedo-pornografico messicano…

Fa un certo effetto leggere queste pagine in questi giorni: non ci eravamo ancora ripresi dalla tristissima storia delle due baby-squillo dei Parioli (il processo di primo grado per sfruttatori e clienti si è da poco concluso, con condanne non sempre esemplari), che balza alle cronache un nuovo caso di ragazzine – sempre a Roma, stessa scuola e stesso quartiere – adescate da un fotografo e vendute al miglior offerente. Minorenni ma consenzienti, si dirà. Disposte a vendersi per potersi comprare borse e vestiti firmati, o per spiccare il salto nel mondo dello spettacolo. Ma, in fondo, è solo il contesto che cambia: anche in Messico c’erano ragazzine ansiose di conoscere Johnny (questo era il soprannome di Succar). Perché le pagava – e i soldi servivano per mangiare, non solo per comprare beni voluttuari – ma anche perché molte di loro non avevano un padre e quello era il migliore che potessero trovare.

Di uguale c’è, a Roma come a Cancùn, il commercio immondo di quei giovani corpi e il modus operandi degli orchi, lo stesso a ogni latitudine. Che siano albergatori messicani, fotografi romani o vescovi sudamericani, sono uomini che dalla pedopornografia e dall’abuso sessuale sui minori traggono un godimento personale esente da qualunque interrogativo etico. Come l’ex assessore di Cancùn Gòngora Vera che, secondo la testimonianza del segretario della giunta comunale Eduardo Galaviz, una sera, parlando dello stress cui erano sottoposti come uomini politici, prese il cellulare e disse sorridendo: “Quel che ti serve è farti una scopata con una bambina. Lascia fare a me”.

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