giovani che amano le idee

21 ottobre 2014 di: Rosanna Pirajno

Ho seguito con attenzione l’incontro organizzato dal quotidiano la Repubblica, nella due giorni de La Repubblica delle Idee che si è svolta a Palermo il 18 e 19 u.s. sul tema della scuola del futuro, con studenti di scuole superiori ai quali era stato dato il compito di leggere e commentare il racconto Farsi un fuoco di Jack London. Sul palco del teatro Al Massimo – gremito di studenti, insegnati, genitori e osservatori come me – il gruppo dei partecipanti al laboratorio “La parola agli studenti. I maestri sono loro” guidato dalla giornalista e scrittrice Elena Stancanelli che li sollecitava a scavare a fondo tra le parole dello scrittore, affiancata dal collega Salvo Intravaia.

A parte il piacere di vederli belli e ben fatti, ‘sti ragazzi/e delle nuove generazioni a cui non mancano vitamine e proteine, mi ha dato grande soddisfazione sentirli esporre con abbastanza sicurezza pensieri profondi su temi ostici come “cultura”, “saggezza”, “libertà” attorno a cui si avvolgeva il senso della storia. Un’altra dimostrazione di come la nostra scuola, su cui negli ultimi decenni si sono accanite schiere di ministri di ogni colore, è tenuta su dalla competenza condita di passione e senso del dovere di docenti che, come poco più tardi avrebbe sollecitato Daniel Pennac, hanno saputo insegnare senza infondere la paura di fare domande.

E’ stato difatti lo scrittore Pennac, in un teatro Massimo strapieno, a concludere la due giorni con un discorso sul metodo di insegnare ad «essere sovrani di se stessi», come incalzava il direttore Ezio Mauro citando Don Milani e la sua Lettera ad una professoressa. Anche lì, in un silenzio attento durato circa due ore, i tanti ragazzi e ragazze delle scuole palermitane hanno bevuto le parole di uno scrittore che parlava di concetti forse astrusi, forse astratti, forse anche arcaici, ma dal suono bello a sentirsi quando ci sono di mezzo letteratura, cultura, conoscenza, saggezza, libertà.

(foto di Mike Palazzotto, dal sito Repubblica.it)

1 commento su questo articolo:

  1. magda scrive:

    Dobbiamo imparare da Don Lorenzo Milani a lottare contro la paura di non capire che attanaglia i nostri studenti.
    Don Milani era un prete colto e ribelle, come dovrebbe essere ogni prete. La sua ribellione era quella cristiana, che vede al centro di tutto i bambini, soprattutto quelli privati del rispetto, dell’appoggio del mondo; non solo dell’affetto, ma della cultura necessaria per difendersi dalle insidie della società. Don Milani voleva che la scuola fosse il luogo capace di accogliere, con i bambini, anche la loro speranza. Voleva che gli insegnanti fossero così coscienti, motivati e capaci da permettere proprio ai più difficili e disagiati di acquisire gli strumenti necessari per parlare, per scrivere, per farsi strada nel mondo, per avere il conforto delle idee e del sapere nelle difficoltà e nel dolore della vita.

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