Grazie Malala

16 ottobre 2014 di: Stefania Savoia

La storia di Malala Yousafzai è ormai molto nota, abbiamo ascoltato le sue parole forti e sapienti contro le ingiustizie perpetrate sulle donne in Pakistan e nel mondo, abbiamo sofferto con lei quando, dopo essere stata dichiarata “simbolo degli infedeli e dell’oscenità” dai leader talebani del suo paese, è stata brutalmente ferita. Conosciamo il suo volto e il suo sorriso fiero.

Nel Luglio del 2013 nel suo discorso alle nazioni unite disse:

“Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. E non  sono qui a parlare di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui per parlare del diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nessuno e nemmeno il talebano che mi ha sparato.”

Le sue parole, conosciute prima in un blog anonimo e poi pubblicamente hanno mostrato una realtà distrutta, la privazione dei diritti e la paura della violenza quotidiana che con coraggio ha sempre denunciato e combattuto.

Malala ha fatto molto perché ha parlato di diritti semplici e da troppi dati per scontati, come il diritto allo studio per ogni ragazzo e ragazza e per questo ha istituito un fondo il “Malala fund” il cui scopo è portare a conoscenza quanto l’educazione, soprattutto quella delle giovani donne, possa essere la chiave di volta per permettere i veri cambiamenti nelle società private di diritti e di pace.

Questo mese ha ricevuto, a soli diciassette anni, il premio Nobel per la pace. Un Nobel vero, questa volta consegnato a chi vuole un vero cambiamento e che ha permesso e permetterà a questa giovane donna di portare il suo messaggio in giro per tutto il mondo.

Un premio che la rende “più forte e coraggiosa” nel continuare la sua lotta per tutti i bambini e le bambine che meritano un’istruzione gratuita e libera. Ma il messaggio di Malala disturba, le sue parole semplici ma intense, il suo volere che “tutti i bambini vadano a scuola” che suona alle nostre orecchie occidentali come un banale ritornello, portano i leader talebani a minacciarla ancora.

Ma Malala non si ferma, continua a studiare lei stessa e continua la sua battaglia ogni giorno.

Grazie Malala.

Se vuoi saperne di più sul MALALA FUND vai su www.malala.org/

1 commento su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    Esami di maturità 2015

    «Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne», dissi. «Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un
    insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.» […]
    La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione – questo è il mio sogno. L’istruzione per ogni
    bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola e leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto.”
    Malala Yousafzai, Christina Lamb, Io sono Malala, Garzanti, Milano 2014
    Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace 2014, è la ragazza pakistana che ha rischiato di perdere la vita per aver
    rivendicato il diritto all’educazione anche per le bambine.
    Il candidato rifletta criticamente sulla citazione estrapolata dal libro di Malala Yousafzai ed esprima le sue opinioni
    in merito, partendo dal presupposto che il diritto all’educazione è sancito da molti documenti internazionali, come la
    Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata anche dall’Italia con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.

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