la buona e la cattiva scuola
Chiunque, cittadino italiano genitore, nonno, figlio, nipote, fratello, sorella, lavoratore e non, sognatore, sindaco, imprenditore, sia alla ricerca di soluzioni dei complessi problemi della scuola, può partecipare fino al 15 novembre alla consultazione: ‘La Buona Scuola’ che parla anche degli studenti e agli studenti. Il documento, reperibile sul sito www.labuonascuola.gov.it ci invita a riflettere. Tutti siamo invitati a collaborare, ma non a manifestare, come hanno fatto il 10 ottobre scorso le associazioni studentesche contro una proposta di riforma che non tocca affatto temi come la dispersione scolastica e la mancanza cronica di risorse, e contro un ipotetico rinnovamento del mercato del lavoro che “aumenterà la precarietà senza garantire nessuna tutela” a chi vi entrerà. Questo dibattito pubblico, è un’occasione unica per dire quello che pensiamo. Il questionario è diviso in 7 sezioni. È possibile completare le risposte alle sezioni anche in momenti separati. Per partecipare alle prime 6 sezioni siamo prima invitati a leggere solo 137 pagine.
L’ultima sezione raccoglierà i commenti generali sul Piano “La Buona Scuola”, per dare la possibilità a ciascuno di esprimersi per completarlo o integrarlo, per esprimere gradimento o criticarlo. Insomma, per partecipare attivamente. Dopo aver letto con attenzione i dodici punti, potremo rispondere liberamente alle domande: Che cosa hai apprezzato del piano “La Buona Scuola”? Che cosa critichi del piano “La Buona Scuola”? Che cosa manca nel piano “La Buona Scuola”? Massimo 1000 caratteri per ciascuna risposta e poi invio dal proprio indirizzo di posta elettronica. Possiamo apprezzare la buona volontà dei redattori del documento, criticare l’eccessiva teoria dello stesso e ribadire che mancano le strutture e che quelle che abbiamo a disposizione sono fatiscenti. Chi elabora queste bellissime tesi non vive la scuola quotidiana. La scuola di tutti i giorni implica spiegazioni, esercitazioni, interrogazioni, verifiche, compiti in classe, compiti assegnati a casa da correggere, lezioni di recupero, consolidamento e approfondimento, lavoro effettivo sul singolo alunno e sul gruppo classe, integrazione di alunni con disturbi di vario genere o provenienti da altri Paesi. Ogni giorno si cerca di mantenere intatto il proprio equilibrio psico-fisico e di convivere con le realtà più disparate e, a volte, “disperate” presenti nella “Cattiva Scuola”. Lo sappiamo tutti che all’Italia serve una “Buona Scuola” ma il dibattito, al momento, sembra non avere grande spazio mediatico.
Affoghiamo nei termini burocratici. L’Italia affoga nella burocrazia senza pensare realmente ad un solo unico concetto fondamentale: vivere e vedere. Ogni giorno è un nuovo giorno e ogni anno ci sarà sempre un nuovo tipo di scuola non affrontabile ogni anno con un questionario online bensì con docenti sempre pronti a mettersi in gioco e a rinnovarsi sempre.
Affidare una valutazione della scuola a chiunque mi sembra un grave errore, poiché si finirà col parlare di scuola come si parla di calcio: tutti sanno tutto e entrano del merito di gioco, allenamento, partite, prestazioni… I giudizi, poi, sono sempre legati alla tifoseria e al fanatismo.
Spesso la gente giudica la scuola in base al suo vissuto, ai ricordi di insegnanti ritenuti “meritevoli” e che, magari, erano semplicemente semplicemente “simpatici” e forse poco preparati. I docenti più professionali e seri apparivano invece più severi, agivano con grande discrezione, mettendosi poco in evidenza e lavorando tanto!
Credo che sia ardua impresa attendersi giudizi e commenti obiettivi sulla scuola
il prof. Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, nel programma della Rai che lo ospita la domenica mattina, parlando del documento e di quello che ha definito una specie di referendum, ha sottolineato la presenza di “un buco” nel documento: non si parla dell’italiano
Cito da una lettera pubblicata su “la Repubblica” proprio oggi.:”Troverei un’ottima cosa se il ministero dell’Istruzione desse alle scuole indicazioni di massima sulla fogliazione complessiva dei libri di testo e sulla media settimanale di studio individuale. Le scuole potrebbero iniziare una riflessione al loro interno, e, in autonomia, decidere. Io genitore scoprirei che nella scuola ‘x’ i ragazzi hanno zaini molto pesanti e nella scuola ‘y’ gli zaini sono più leggeri, e i ragazzi oltre a studiare hanno anche il tempo per fare sport e incontrare gli amici. Questi criteri sono importanti quando si sceglie una scuola”
Io, insegnante nella scuola media da trentadue anni, rimango senza parole!
il bullismo dilaga nelle scuole e la pubblicità ci presenta i figli delle famiglie del mulino bianco che vanno a scuola
l’eterogeneità che caratterizza la nostra società non potrà trovare soluzioni in un questionario pensato per quella fetta di Italia che vive nel benessere e nella bambagia mentre la scuola pubblica è popolata anche da “studenti” svogliati, ribelli, divergenti, problematici, dissociati, disperati, avulsi da quella realtà scolastica immaginaria sulla quale siamo invitati a riflettere….ma di che stiamo parlando?
In riferimento al commento di Elisabetta esprimo la mia ammirazione per la sua reazione contenuta rispetto alla lettera pubblicata su “la Repubblica”. La mia invece è stata estremamente volgare rispetto all’insipienza e alla presupponenza della mamma autrice della lettera. Mi ha ricordato alcuni genitori interessati a sapere se l’acqua minerale era compresa o meno nella quota di una gita scolastica in Sicilia piuttosto che all’itinerario proposto, oppure a comunicare a me insegnante come andava a scuola il loro figlio piuttosto che ascoltare quanto io insegnante avevo da dire sul loro pargolo!
In un corso di aggiornamento tenuto da una psicologa ho sentito dire che la famiglia attuale è la famiglia “affettiva” e non più la famiglia etica, quella delle norme, delle regole. Oggi i figli si tengono il più a lungo possibile in casa. I genitori sono interessati al benessere del proprio figlio, si appropriano delle sue vicende scolastiche sostituendosi a lui e, in questo modo, l’adolescente si convince che la scuola appartiene più ai genitori che a se stesso con le conseguenze che gli insegnanti conoscono bene….