sottrarre l’isola al malaffare si può

2 ottobre 2014 di: Marcella Geraci

Se in Sicilia la mafia continua ad essere bianca, dalla fine degli anni novanta esistono pezzi di Isola che lo Stato è riuscito a sottrarre al controllo dei boss e a un’economia inquinata dal malaffare. A Canicattì ad esempio, nelle campagne di Contrada Guarneri confiscate all’omonima famiglia mafiosa, di bianca è rimasta solo l’uva. Diciannove ettari di terra destinati a fornire grappoli per la produzione del vino Grillo, un bianco da etichettare con il logo del Consorzio Libera Terra del Mediterraneo.

Vera novità di quest’anno, la partnership tra l’associazione Arci di Mazzarino “I Girasoli” e la cooperativa, sempre Arci, “Lavoro e non solo”, con sede legale a Corleone. La prima da anni impegnata sul fronte dell’immigrazione, con occhio particolare ai minori non accompagnati, la seconda in prima linea dal lontano 1998 nel dar vita a imprese sociali. La posta in gioco, obiettivi comuni o molto simili. Il fine dell’associazione nissena è infatti diversificare l’accoglienza e renderla momento di lavoro, confronto con gli altri e inclusione sociale. E la cooperativa permette a chiunque voglia fare un’esperienza nelle terre confiscate, di arricchirsi attraverso il dialogo interculturale che scaturisce dal lavoro a contatto con persone provenienti da ogni parte del mondo.

Quest’anno, quattro ragazzi pakistani e due del Senegal e del Burkina Faso, età media trent’anni, che vivono negli appartamenti di Caltanissetta gestiti dai Girasoli, hanno infatti raccolto l’uva a fianco dei ragazzi e delle ragazze di un liceo toscano, in Sicilia per un’esperienza formativa all’insegna della legalità. Un periodo di lavoro e non solo, in cui i momenti di studio non sono mancati grazie ai cineforum, alle visite guidate e agli incontri con le scuole. Come ogni anno, dal primo maggio ad ottobre, il lavoro nelle campagne è infatti inframmezzato da ore di socialità e riflessione, vero e proprio vanto del progetto intitolato “LiberArci dalle spine” che, dal 2008, affianca centinaia di volontari ai soci della cooperativa nell’attività di raccolta: uva a Canicattì, ma anche pomodori, grano, ceci, lenticchie e mandorle nei 170 ettari confiscati a Corleone, Roccamena, San Giuseppe Jato e nelle Madonie.

La filosofia è quella di lavorare la terra per favorire l’inclusione sociale contro ogni forma di violenza e di mafia. Raccogliere l’uva per dimostrare che il lavoro è uno strumento di riscatto e per dire che una Sicilia migliore è possibile.

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