sulla violenza a Napoli

11 ottobre 2014 di: Ornella Papitto

Mi chiedo che cosa abbiano nella mente i tre giovani, non più giovanissimi, quando decidono di compiere un’azione così turpe nei confronti di un ragazzino indifeso di 14 anni. È ignoranza? Perché non sanno come sia formato il corpo umano? È superficialità? Perché credono che il ragazzo possa dimenticare una violenza bestiale? È incoscienza? Perché credono che le loro azioni non abbiano una conseguenza sul corpo e nella mente di quel ragazzino? È inconsapevolezza? Perché pensano di poterla fare franca senza pagare il prezzo della giustizia?

Tutto questo e la responsabilità di quell’azione devastante è soprattutto dei loro genitori e dei loro parenti compiacenti, i quali, pur di difenderli, riducono a un “gioco” una atto feroce e criminale. Mi aspetto, adesso, che arrivi lo psichiatra difensore, a cercare una diagnosi di un disturbo della personalità con predominio delle manifestazioni socio-patiche o asociali, pronto ad assolvere dalle responsabilità personali e familiari i tre delinquenti di borgata.

Basta assolvere. Ne ho le tasche piene dei preti pedofili assolti, fino a qualche mese fa, dalla Chiesa. Ed è ancora tutto da vedere. Sono stufa degli “scherzi da prete”, compiuti da giovani delinquenti e criminali. Le azioni che manifestano asocialità sono state classificate come malattia mentale ma, secondo me, è un guasto morale ed etico nell’atto educativo delle persone.

Smettiamola anche noi di scaricare sulla società le responsabilità individuali di chi, invece, può decidere se massacrare il figlio di un altro è solo un gioco, una bravata oppure, se viene massacrato il proprio figlio, si trasforma in un atto criminale.

C’è una doppia morale: quella personale e quella che riguarda le azioni degli altri. A livello generale questo doppio comportamento dà origine una società schizofrenica, che genera ingiustizie e mostruosità ma questo non elimina assolutamente le responsabilità personali. Sono stanca di vedere utilizzare la società, come contenitore della spazzatura individuale e di gruppo.

4 commenti su questo articolo:

  1. silvia scrive:

    Quante volte nel linguaggio comune si sono sentite iperboli minacciose come “ti gonfio di botte”, oppure “ti gonfio come un otre”, ma per l’appunto sono, o dovrebbero essere tra persone civili, solo delle esagerazioni figurate. Ciò che spaventa è il passaggio diretto del detto/fatto: un ragazzino trasformato in oggetto e ridotto a camera d’aria da gonfiare con un compressore. Ignoranza, superficialità, incoscienza ed inconsapevolezza…ci stanno tutte, ma è troppo poco! Tra le categorie mentali, oltre a cinismo, brutalità e crudeltà, mi sembra che potremmo parlare di SADISMO vero e proprio. Trarre piacere, godere dell’altrui dolore, mortificazione, umiliazione fino a portare a volte e purtroppo, fatalmente a morte.

  2. Marina scrive:

    Certo, ognuno è responsabile dei suoi atti. Tuttavia, insegnando in un liceo, mi rendo conto ogni giorno che alcuni giovani confondono il virtuale con il reale e non misurano la gravità e soprattutto l’irrevrsibilità dei loro atti.
    Questo, accompagnato al buonismo giustificatorio di una società allo sbando, alla mancanza di valori collettivi, alla banalizzazione del male, genera mostri “da sbattere in prima pagina”…Tra una decapitazione e l’altra, la gente non ci fa nemmeno più caso.

  3. Annalisa scrive:

    Carissima Ornella, penso che l’unica cosa che si possa “scaricare” sulla società é che, troppo spesso, davanti a episodi di inconfutabile brutalità si prendano provvedimenti sbilanciati. Troppi reati restano impuniti e poi, come dicevi tu, c’è l’escamotage dell’infermità mentale. Questa é l’epoca della mancanza del rispetto dell’altro e del luogo in cui si vive. L’immediatezza a cui siamo abituati nell’ottenere le cose, la rapidità del web, il tutto nel l’hic et nunc, disabitua la gente malata nell’animo a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Se fosse colpa soltanto della società, probabilmente saremmo tutti come quella bestia, ma per fortuna non é così, in molti sono in grado di assumersi le proprie responsabilità. Per i maggiorenni che non sanno cosa sia ciò, nessuna tolleranza e, soprattutto, nessuno spreco di energie per provare a recuperare chi vive nella convinzione che essere uomini significa mortificare un altro essere umano, estirpandogli con violenza la possibilità di vivere serenamente, avendo fiducia negli altri suoi simili. É tempo perso!

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