“Non possiamo continuare a formare specialisti per aumentare il progresso degli altri Paesi” al Il Messaggero del 9 11 14
….Molti sono gli insegnamenti che possiamo trarre dall’analisi di questi fenomeni.
Il primo è che nessun livello di disoccupazione è in grado di indurre i nostri cittadini a sostituirsi in maniera rilevante alla mano d’opera straniera oggi indispensabile per garantire il soddisfacimento delle esigenze fondamentali della nostra popolazione. L’integrazione di questi immigrati diventa perciò un elemento strategico per il nostro futuro.
Il secondo insegnamento è che l’Italia non può continuare a spendere centinaia di migliaia di Euro per istruire laureati o specialisti che, in numero ormai esorbitante, andranno poi a trasferire all’estero le proprie competenze. Non si può continuare a impiegare nostre risorse per aumentare il tasso di innovazione e di sviluppo degli altri ed essere nello stesso tempo messi continuamente sul banco degli accusati perché la produttività del nostro sistema non progredisce.
Aumentare la spesa pubblica e privata nella ricerca e nell’innovazione non è quindi un lusso ma è l’unico modo per fare avanzare il nostro sistema economico e per utilizzare le risorse umane che abbiamo preparato con tanti anni di impegno e di spesa.
Riguardo all’emigrazione dei pensionati non posso dimenticare che, più di quarant’anni fa, ho partecipato a un progetto di ricerca internazionale che aveva l’obiettivo di fare della Sicilia la destinazione ideale dei pensionati del Nord Europa.
Troppe cose sono cambiate in termini di costi e di abitudini rispetto a quei tempi ormai lontani ma stiamo facendo ben poco perché la Sicilia possa almeno concorrere con il Sud della Spagna, la Bulgaria e la Tunisia e gli altri Paesi che hanno identiche o peggiori condizioni climatiche.
Una notevole parte di questi flussi migratori appare necessaria e inevitabile ma non possiamo pensare che la loro espansione senza alcuna guida o direzione possa procedere all’infinito: i flussi migratori non sono solo conseguenza del destino. Essi possono e debbono essere corretti e guidati dalla politica.